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Carsoli nella storia, ricordi dalla famiglia Marcangeli protagonista del tempo della rinascita

Carsoli – In questo periodo di domiciliazione forzata, ritroviamo sicuramente un pò di spazio e di tempo da dedicare ai ricordi. La Famiglia Marcangeli di Carsoli è stata indubbiamente protagonista d’eccellenza della storia della comunità di Carsoli. E questo “spaccato” arriva da Giovanni Marcangeli, che sulle orme del padre che fù podestà di Carsoli, ne ebbe a seguire le doti e la passione per le istituzioni tanto che anch’egli fu più volte sindaco di Carsoli.

A Casa Marcangeli, situata nel cuore del centro storico è custodita una lunga parte di vita, di storia autentica, di aspetti che ormai rischiano di finire dimenticati in un cassetto. L’occasione dell’emergenza dunque è quella anche di trasmettere queste memorie, di raccontarcele e di approfondirle insieme in questo “periodo bianco” che ci auguriamo passi presto. Nel contempo però avremo sfruttato noi l’epoca del Covid 19 per ritrovarci e per celebrare insieme le nostre radici.

La parola ora è tutta per questo ricordo di Giovanni Alberto Marcangeli:

Quando eravamo adolescenti nostro padre Loreto che oltre ad essere avvocato possedeva una vasta proprietà terriera, mandava me ed i miei fratelli ad accompagnare le donne che, canestri in testa, portavano il pranzo ai loro mariti contadini intenti alle lavorazioni ed alle colture stagionali. Ricordo le ore passate alle Valli ed alle Ripi nel vedere gli uomini vangare o raccogliere le messi e le donne  aiutarli. Spesso cantavano bellissimi canti della tradizione carsolana e contadina mentre gli asini raccolti sotto un albero mangiavano l’erba. Pensate che i canti si sentivano anche a Carsoli dove i rumori erano all’epoca quasi zero. Ebbene, seduto o sdraiato anche io all’ombra in questo scenario idilliaco, sognavo e pensavo al mio futuro cullato dal fruscio delle foglie armonicamente mosse da una leggera brezza.

Ora invece, prigioniero come tutti in casa, oltre alle letture ed a pochi passi la mente mi riporta al passato ed alla storia di Carsoli nei momenti più difficili. 

Ed allora voglio condividere con chi ne avrà voglia, i miei ricordi.

Non ho visto la guerra ma ero nato ed ho sentito i racconti di mio padre e dei miei familiari, mia madre Anna, mia zia Michelina ed Agata Frezza che gli anziani ricorderanno e che è vissuta con noi da piccola fino al suo trasferimento dal figlio Peppe in Australia. Ebbene lo scenario era drammatico nel 1942 e negli anni successivi. Molti uomini erano in guerra, il paese era ad economia agricola ma le braccia per lavorare i campi erano poche e poi aveva ben scritto Ovidio che Carsoli era fredda, non adatta agli ulivi ma solo ai cereali. Pensate che le famiglie mangiavano carne una o due volte al mese e le calzature per lo più erano costituite dalle “cioce”. Una ricchezza era il bestiame che dava forza da lavoro, latte e carne. L’occupazione tedesca poi non facilitava le cose. I pochi uomini validi venivano costretti a sorvegliare di notte le linee del telegrafo e spesso anche mio padre commissario prefettizio da loro chiamato “borgomastro” doveva andare di turno la notte.

Gli alleati bombardarono e lo abbiamo più volte ricordato alla ricerca di Kesselring comandante in capo tedesco che invece si era nascosto a Massa D’Albe ed il giorno era a Tagliacozzo. Pensate che in occasione di un incontro di ufficiali tedeschi e militari in piazza Corradino, forse avvertiti da una spia inglese che poi mio padre seppe essere stata paracaduta intorno a Poggio Cinolfo, caccia alleati mitragliarono e fecero una strage. I feriti ed i morti vennero raccolti in Chiesa da Padre Tito Zazza e suor Placida che tutti i più grandi abbiamo conosciuto ed amato. Le incursioni dei caccia e “gli spezzonamenti” come allora veniva chiamati, i morti civili e i feriti per non parlare dell’occupazione tedesca, indussero molti Carsolani all’esodo verso le frazioni e i paesi vicini. Molti si accamparono a Montesabinese vicini alla sorgente “degli scifi” e la famiglia di mio padre, nel frattempo nominato ancora una volta Podestà, si trasferì a Villaromana insieme alla famiglia Colelli, tutti come “sfollati”,  ospite della sig.ra Anita Carlizza, i cui figli Domenico e Luigi divennero poi illustri medici a Roma, diedero tanta assistenza ai paesani che avevano bisogno di cure. Il trasferimento massiccio fu verso Villaromana e Padre Tito Zazza guidò una processione che da Santa Vittoria si incamminò tra preghiere e invocazioni dietro al Santissimo. Vi fu un momento di panico perché all’altezza del ponte di ferro danneggiato e tra i ruderi della Chiesa del Carmine distrutta affioravano dei fili della linea ferroviaria ed una donna inciampò, urlando.

Fu un periodo molto triste e drammatico nel quale i carsolani assistevano al bombardamento delle loro case ed alla distruzione dei loro vissuti, strade piazze luoghi di aggregazione. In quella famosa ottava di Pasqua 1944 venne mitragliato un assembramento di uomini che a ponte Corradino dove sorgeva un’aia, erano con gli animali intorno al veterinario dr Alessandro Corsi in camice bianco!  

Passò del tempo prima che tutto finisse e quando i carsolani ridiscesero a valle, nel pianto e nel disagio enorme per le case distrutte, si rimboccarono le maniche e cominciò subito il grande sforzo per la ricostruzione morale e materiale. Fu importante l’aiuto del piano Marshall e la distribuzione alle famiglie povere dei pacchi- viveri della Ponteficia Opera di assistenza che Don Antonio Rosa faceva periodicamente arrivare. Noi “vagliunitti” trovammo subito il modo di giocare a “capo brigante” nelle macerie e negli edifici semi-distrutti.

Carsoli si salvò dal terremoto del 1915 ma pagò un prezzo di sangue e di distruzione immane a causa della seconda guerra mondiale. Un pensiero a tutti gli uomini, le donne, i sacerdoti, Don Proino Arcangeli, padre Tito Zazza (carsolani doc), al medico dell’epoca Dott. Battisti, al veterinario Dott. Corsi, alle suore di Sant’ Anna, al farmacista Petrocchi, al mio compianto genitore Loreto che fu responsabile della cosa pubblica negli anni più bui del secolo. Si trovò, fra le altre cose, in grande difficoltà quando il corteo di Re Vittorio, in fuga verso l’ Adriatico, si fermò a Carsoli e gli chiese abiti civili. Egli non ritenne di esaudire la richiesta.

Voglio qui ricordare che egli quale Podestà negli anni 30 fece realizzare le scuole elementari e l’edificio comunale e fu amato dai carsolani perchè sempre disponibile verso tutti. 

Altro momento drammatico fu l’estate 1973.  Io ero stato eletto giovanissimo sindaco nell’autunno 1972.

L’inverno 1972-73 fu siccitoso e purtroppo non piovve nemmeno in primavera e così oltre ai guai  per gli agricoltori di Carsoli  ed alla penuria di acqua che mise alla prova me ma soprattutto il bravo fontaniere Franco Di Giacomo ( non c’era il Cam, non c’era un ufficio tecnico e il Comune disponeva solo di due vigili Ettore Giuliani ed Ettore D’Alessandro mentre le frazioni erano popolate e reclamavano giustamente condizioni di vita migliori), un triste giorno giunse la notizia che a causa di frutti di mare inquinati, si era sviluppato in Campania ed  in Puglia il colera .

Fu per noi una tempesta! Problemi di ogni genere, tutela dell’ambiente e dell’igiene con gli scarsi mezzi disponibili all’epoca!

Pensate che la raccolta dei rifiuti veniva fatta da un trattore con grande rimorchio guidato dall’indimenticato Riccardo Di Giovambattista. Io dovetti adottare una serie di ordinanze la prima delle quali verso mio padre, zia Amelia Galli ed altri proprietari di orti che scaricavano a fiume le acque di risulta. Con il dr. Raffaele Pagano Ufficiale Sanitario all’epoca e l’aiuto del dr Antonio Nusca e del veterinario dott. Del Fiacco, del Maresciallo dei Carabinieri, della Guardia forestale con Iacomini della Polstrada e con Corpolongo, ispezionammo tutto il territorio del comune Capoluogo e frazioni mettendo in sicurezza le discariche (poi programmammo l’acquisto di automezzi per  la raccolta dei rifiuti) e adottando una serie di ordinanze e di controlli sull’uso dell’acqua e per l’igiene degli spazi pubblici. I Carsolani collaborarono e furono disciplinati e responsabili. Grande aiuto morale e non solo venne da Don Antonio Rosa storico parroco e dalle suore di S. Anna e dal vice parroco don Augusto Barosi. Collaborarono con me assessori e consiglieri comunali e tra tutti voglio ricordare Aldo Ciccosanti instancabile ed intelligente e Giovanni Flamini, Angelo Martinelli, Toto Malatesta, Giuseppe Segna, Domenico De Angelis, Aldo Mazzetti, Italo Arcangeli, Isidoro Sorani, Augusto Petrocchi, Giuseppe Cerroni e per l’opposizione Domenico Di Gennaro, Toto Bernardini, Vittorio Malatesta, Ercole Caroli, Alessio Pace, Vittorio Silvi e all’interno del comune preziosa la collaborazione degli impiegati Marcello Zazza e Nino Negrini mentre all’esterno fu collaborativa la Pro Loco con Silvio Lattanzio ed altri amici che tanto diedero a Carsoli.

La tempesta passò e servì per migliorare molte cose a Carsoli non solo materiali ma anche la coscienza civica ed io non dimenticherò mai la grande partecipazione di tutti i cittadini giovani ed anziani Carsoli capoluogo e frazioni.

Venne poi il premio: grazie alla Cassa per il Mezzogiorno ed alla posizione strategica e geografica, Carsoli divenne una delle più grandi zone industriali d’Abruzzo e non solo. Ci rimboccammo tutti le maniche e, se ne avrò tempo, vi racconterò della nascita delle singole fabbriche e di tante storie che segnarono una crescita ricca e felice che portò l’intero territorio ad offrire lavoro a 2.800 addetti.  Arrivarono poi il Liceo Scientifico, il Distretto sanitario, la nuova caserma dei Carabinieri, le case popolari di via dei Marsi, a valle di battaglie politiche ed amministrative condotte da me e dagli amministratori e politici degli anni 70 e 80.

Vi ho raccontato di due periodi, tragico il primo drammatico il secondo ma anche della ricostruzione e della rinascita.

Ora Carsoli è nel tunnel del terzo terribile periodo della sua storia degli ultimi 80 anni! Ma se riusciremo a trovare nei ricordi della storia di tutte le nostre famiglie e dei protagonisti della vita pubblica che si sono succeduti nei decenni scorsi, la  forza morale  e lo slancio del passato con la freschezza fisica, intellettiva ed emotiva dei giovani di oggi, risorgeremo per la terza volta.

Giovanni Alberto Marcangeli