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Carsoli, grande successo ed emozione per la presentazione del libro di Luigi Michetti

Presentato il romanzo “Il tempo nel cuore del tempo": un concentrato di ricordi, emozioni e riflessioni in una storia, quella di Arturo, portatrice di un messaggio universale

Carsoli – Grande successo per la presentazione del libro “Il tempo nel cuore del tempo” di Luigi Michetti, tenutasi sabato pomeriggio presso una Sala Consiliare colma di gente e carica di entusiasmo. Tanta l’emozione generale, soprattutto dell’autore, originario di Carsoli, nel ritrovare tra il pubblico gli amici di sempre, che con lui hanno condiviso momenti preziosi di gioventù e non solo. Il romanzo è ambientato a Celle, nome storico di Carsoli: motivo che ha fatto crescere ancora di più la curiosità per il libro e aumentare l’emozione collettiva per il forte senso di appartenenza al territorio da tutti condiviso.

Ad accogliere tutti i presenti c’era il Sindaco Velia Nazzarro, che ha aperto l’evento con il suo benvenuto, seguita dalla giornalista Elisabetta Zazza che ha dato il via alla presentazione moderando e alternandosi all’autore Luigi Michetti e all’amico di lunga data e noto regista di fama internazionale Daniele Vicari.

Una presentazione a tutto tondo, in cui si sono intervallati momenti di lettura di alcune parti del libro a momenti di commento da parte della giornalista e del regista che hanno raccontato il libro nei suoi punti salienti. Primo fra tutti, la condizione di fragilità che ha segnato la vita del protagonista, Arturo, malato di cuore e costretto a vivere con un pacemaker sin da quando è bambino.

A seguire tanti argomenti che vi gravitano intorno, come la sofferenza, il dolore, il senso di isolamento ma di contro anche un forte spirito di adattamento e di resilienza, di autocoscienza e di maturità, che lo fa agire e reagire con positività ai contraccolpi della vita. E poi tanti interrogativi che diventano spunti su cui riflettere: l’identità, il concetto – apparentemente scontato e ampiamente relativo – di normalità, l’avere un controllo parziale del proprio corpo, la consapevolezza delle proprie fragilità che diventa un punto di forza.

Perché ci vuole forza d’animo e tanto coraggio per superare mille ostacoli imposti da un pacemaker che detta le regole del gioco e impone al cuore di funzionare a un ritmo di 90 battiti al minuto. Una “dittatura del tempo”, che diventa anche il tempo e il ritmo della vita di Arturo, chiamato a soppesare le proprie energie e le proprie emozioni per stare nei limiti che un cuore artificiale gli comanda.

Il regista Daniele Vicari ha dato al pubblico una splendida lettura del libro spiegando la scelta dell’autore di utilizzare, in alcune parti, il dialetto. Un dialetto che, come ha tenuto a sottolineare l’autore, “non è propriamente quello di Carsoli, ma è dettato anche da una musicalità che lo rende più comprensibile”. Il dialetto è la lingua delle origini, la lingua della madre – che è madre “naturale” e anche madre “della natura”, perché rappresenta la lingua del proprio luogo di origine, dove è nato e cresciuto, dove ha imparato a parlare, a pensare, a vivere.

Altro punto interessante emerso nel corso della presentazione è il parallelismo tra Arturo “pacemakerato” e un evento cruciale che ha segnato il piccolo paese di Celle (altro grande protagonista del romanzo): ovvero la costruzione dell’autostrada negli anni Settanta, che ha letteralmente squarciato il paesaggio, proprio come è stato squarciato in quegli anni il corpo di Arturo quanto a 11 anni gli viene impiantato il suo primo pacemaker.

Il romanzo di Luigi Michetti si muove su piani trasversali: se da un lato c’è il dialetto, la cultura popolare, il rapporto stretto con la madre terra, dall’altro lato il libro si arricchisce di concetti “alti”, come la filosofia, l’astronomia, la psicologia, la letteratura, il cinema e tanti altri argomenti  che alzano il livello culturale del romanzo, breve ma intenso. Ma non c’è contraddizione in questo dualismo, tutt’altro. Cultura popolare e cultura alta si fondono insieme e costituiscono l’identità del personaggio, che è profondamente radicato nella sua storia e nel suo territorio, ma anche nelle sue passioni, che lo hanno aiutato a guardare oltre i limiti del proprio paese e di ciò che può offrire, aprendosi a nuovi orizzonti di possibilità e di conoscenza.

Arturo, nonostante la malattia, è un personaggio a tutto tondo ed estremamente positivo, perché della sua fragilità ne ha fatto una risorsa e un punto di forza, che non lo ha affatto limitato nel desiderio e nella volontà. Il libro è anche un piccolo tesoro di ricordi, di aneddoti, di esperienze vissute, di amori e di amicizie nate sui banchi di scuola o tra i corridoi di un ospedale. Ed ecco che il tempo cronologico (Chronos) si dilata e si moltiplica in un tempo giusto, buono (Kairos).

Tante le emozioni che scorrono tra le pagine leggendo dei primi baci, le prime cotte, le pazzie fatte con gli amici di sempre, la devozione e la gratitudine per una moglie, Eleonora, che ama incondizionatamente e senza riserve. Il libro ha la grande qualità di possedere in sé una dimensione universale in cui tutti si possono riconoscere e identificare. Tutto va a comporre un puzzle, multiforme e affascinante, che è metafora dell’esistenza.

E così Arturo, nonostante il suo cuore imperfetto – o forse proprio in virtù di questo – non può che dire “grazie” alla vita per aver reso la sua esistenza così speciale, imperfetta ma piena. Come quella di ognuno di noi.