ROMA – Il disturbo provocato da cani che abbaiano in modo persistente può dare diritto a un risarcimento anche in assenza di un effettivo danno sanitario. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 29784 dell’11 novembre 2025, introducendo un principio che amplia la tutela della quiete domestica.
Secondo i giudici, la serenità dei residenti rientra tra i beni giuridici protetti e non è necessario dimostrare un danno biologico per chiedere un indennizzo. È sufficiente provare che il rumore superi la normale soglia di tollerabilità. La decisione richiama l’obbligo dei proprietari di animali a vigilare sul comportamento dei propri cani, soprattutto in contesti abitati e nelle fasce orarie più sensibili.
La pronuncia conferma inoltre una condanna già emessa nei confronti dei proprietari di quattro cani tenuti in gabbia, il cui abbaiare continuo, protratto per diversi anni, aveva generato un disturbo costante ai vicini. In quel caso, le perizie fonometriche e le testimonianze avevano evidenziato picchi sonori superiori ai limiti consentiti, integrando gli estremi delle immissioni intollerabili previste dall’articolo 844 del Codice Civile.
I proprietari degli animali sono stati così condannati a corrispondere 3.000 euro ciascuno a quattro vicini, sulla base dell’articolo 2043 relativo al risarcimento per fatto illecito. La decisione potrebbe ora costituire un riferimento per casi analoghi.