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Avezzano, il dolore di una città unita nel ricordo delle 4 vittime del Velino

Avezzano. Il giorno dopo l’ultimo addio fa capire che questa triste vicenda lascerà un segno indelebile nella storia della capitale marsicana. Durante i funerali di ieri per l’ultimo saluto alle vittime del Velino un susseguirsi di emozioni e di commozione, tristezza, sgomento.
Alla fine della celebrazione della S.Messa, officiati da tutti i parroci di Avezzano e della zone limitrofe, come ha spiegato lo stesso vescovo dei Marsi, un amico di famiglia ha letto una poesia per i quattro escursionisti, che ha ricordato la loro salita sul Monte Velino.
Don Adriano Principe ha letto una dedica di Gian Mauro per la madre Lena:
La mia pace la trovo nella somma degli attimi in cui do tutto. Vedo la mia stella nel cielo e la voglio raggiungere mai mi arrenderò all’idea di non essere abbastanza per raggiungere un obiettivo. Io brucio nella forza della mia motivazione. A mia madre, mio padre alla vita, alla meraviglia, agli altri.
Il sindaco di Avezzano Gianni Di Pangrazio:
Le mie parole mi sono suggerite dalla comunità. Tutti abbiamo fatto esperienza con ansia e disperazione ponendoci accanto a voi provando a condividere il silenzio fatto di sofferenza e attesa.
Lasciamo che il silenzio ci parli e riempi il vuoto dentro di noi qui è espressa da rappresentanti di esperti e istituzioni. Tanti stanno partecipando anche da lontano. Dobbiamo tutti insieme coltivare nella loro memoria un segno di futuro e speranza.
Torneranno la voce e i sorrisi dei nostri quattro amici che erano saliti sul Velino, simbolo della nostra terra. A voi, che più di ogni altro siete nella sofferenza vi diciamo che siamo vicini. Questi nomi sono stati stati scritti per sempre nella vita e nella storia della Marsica e dell’Abruzzo.

Il Vescovo di Avezzano Mons. Pietro Santoro:

Valeria Gianmarco, Gian Mauro e Tonino nella nostra chiesa dei Marsi ci siamo tutti.

Ci sono i vostri familiari con il cuore attraversato dal dolore . Ci sono le istituzioni che hanno vissuto questi giorni, le donne e gli uomini dei soccorsi una catena straordinaria di impegno. Ci sono i vostri amici che hanno accompagnato le vostre relazioni personali . C’è tutto il popolo di Avezzano e dell’intera Marsica che vi ha adottato come figli. Come fratelli, come amici. Una terra antica ma sempre capace di avere passioni alte mai estinte. Le speranze di uno sono le speranze di tutti. Le sofferenze di uno sono le sofferenze di tutti.

Voi quatto siete stati cercatori di meraviglie di bellezza lungo i sentieri del Velino. Non vi siete fermati e avete continuato il viaggio lungo i sentieri infiniti dell’eternità. Ci sono e ci saranno le spiegazioni della scienza sulle dinamiche dell’evento ma rimangono lancinanti i nostri perché è non abbiamo paura di rivolgerli al signore.

La fede è sempre domanda è sempre inquietudine del cuore. Non c’è una risposta tascabile, non c’è. Siamo dietro a un velo, ma quando ci vedrà tolto capiremo e capiremo tutto. Capiremo il perché di queste morti e di tutto il dolore che avvolge la terra.

Sulla Croce c’è il senso di tutto. Dio ha accettato e scelto il dolore per redimere l’umanità ed è così in ogni sofferenza. È Cristo che soffre. In ogni volto crocifisso è già stampato il volto di Cristo risorto. La resurrezione non è soltanto la consolante certezza della nostra fede ma è una forza che agisce in noi nel tempo che c’è dato.

Ci è chiesto di non essere miopi ma di vedere e comunicare con il Vangelo nel cuore perché è la mappa dell’orizzonte ultimo. C’è chiesto di essere uomini e donne con il sacchetto in mano dove mettere il sacchetto della fraternità. Questo è un sogno? Sì, è il sogno di Dio per noi. Le anime di questi quatto ragazzi sono vive nel centro dell’umanità. In quel centro alziamo gli occhi e le loro anime ci parlano e chiediamo loro di parlarci. Chiediamo loro il dono dell’ascolto facendo tacere ogni dolore dentro di noi. Devono parlare anche al nostro cuore e dirci di lasciarci avvolgere dal soffio dell’eternità perché loro sono nell’eternità.

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