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Auguri Stadio Olimpico, 70 anni di storia della città di Roma

Roma – È il 17 maggio 1953 quando lo stadio dei Centomila, ribattezzato Stadio Olimpico dopo l’assegnazione a Roma dei Giochi Olimpici del 1960, apre ufficialmente le porte alla presenza del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Doppio appuntamento di esordio con la partita inaugurale della Coppa Internazionale tra Italia e Ungheria e la conclusione della tappa Napoli-Roma del Giro d’Italia. Lo stadio mostra una nuova immagine dell’Italia al resto del mondo, in ricostruzione dopo la guerra.

 

Da allora l’Olimpico, che rappresenta il fulcro del complesso polisportivo del Foro Italico, è diventato un luogo di culto per lo sport di ogni tipo: dal calcio, al rugby, dal ciclismo all’atletica. Ospita regolarmente anche riunioni e competizioni di respiro internazionale come il Golden Gala dal 1980, i campionati europei di atletica leggera del 1974 e quelli mondiali del 1987. Quest’anno è tornato ad ospitare il Torneo Sei Nazioni. È inoltre uno spazio per concerti, rappresentazioni sceniche come quelle realizzate dal Teatro dell’Opera e numerosi eventi extrasportivi.

 

 

Un po’ di storia

 

1927, data storica per Roma: l’impianto viene ideato dall’architetto Enrico Del Debbio e battezzato inizialmente con il nome di stadio dei Cipressi. Viene ultimato soltanto nel 1953 da Annibale Vitellozzi su incarico del CONI.

 

Viene definito, per via della sua capienza, stadio dei Centomila ma i progetti iniziali dell’architetto Del Debbio non trovano mai attuazione. Dal 1927 (data di inizio dei lavori) fino al 1932 si riesce ad inaugurare solo il primo anello. I lavori riprendono nel 1937 per interrompersi nuovamente a causa della Seconda Guerra Mondiale. Lo stadio viene allora utilizzato per ospitare competizioni ginniche e parate militari.

 

I lavori riprendono nel 1950. Per i Giochi Olimpici del 1960 la capienza è di  65.000 posti.

 

In previsione dei Mondiali di calcio Italia ‘90, lo stadio Olimpico viene radicalmente ristrutturato: quasi del tutto demolito e ricostruito in cemento armato. Si salva solo la tribuna Tevere, che viene estesa con ulteriori gradinate, mentre le curve vengono avvicinate al campo e viene installata una copertura in fibra di vetro. Alla fine dei lavori, la nuova capienza dello stadio Olimpico è di 82.922 posti complessivi.

 

Ulteriore restyling nel 2007, in vista della finale di Champions League del 2009. Per rendere lo stadio conforme alle norme UEFA, si rendono necessarie numerose modifiche: miglioramento complessivo della sicurezza, l’adeguamento della sala stampa, la sostituzione di tutti i sedili, l’arretramento delle panchine, l’installazione di nuovi e moderni maxi-schermi, ma soprattutto la riduzione della capienza fino agli attuali 70.634 posti.

 

 

Immagini che hanno fatto la storia

I 70 anni dello Stadio Olimpico meritano una celebrazione visiva, possibile grazie alle immagini conservate con cura nell’Archivio fotografico del Campidoglio. È anche l’occasione per ricordare che il nostro portale ha una galleria multimediale storica che raccoglie scatti suggestivi, alla scoperta di una città in continua trasformazione.

 

 

Il 30 gennaio 1956, a Roma, l’allora sindaco Salvatore Rebecchini e il presidente del Consiglio comunale di Parigi Jacques Féron, suggellarono il gemellaggio con il motto “Solo Parigi è degna di Roma e solo Roma è degna di Parigi“, «giuramento di fratellanza» e patto esclusivo per entrambe.

 

Durante il soggiorno romano, la delegazione parigina, accompagnata dal primo cittadino, visita lo Stadio inaugurato tre anni prima.

 

 

 

 

Italia ’90: al di à della competizione calcistica, il Mondiale del 1990 ha un costo pesantissimo per quanto concerne gli infortuni sul lavoro. I dati ufficiali raccontano di cifre altissime: 24 morti e 678 feriti. Le opere di ristrutturazione, ammodernamento e, in alcuni casi, costruzione ex novo degli stadi cominciano nella primavera del 1987, dopo la pubblicazione della legge 65/87 sull’impiantistica e lo sblocco del denaro necessario. Le prime due morti bianche si verificano poco più di un anno più tardi a Genova, nel cantiere dello stadio Ferraris. Poi Bologna, Torino, Palermo. Nella gran parte dei casi, a causare gli infortuni mortali è la violazione delle norme di sicurezza.

 

L’amministrazione di Roma non dimentica i lavoratori deceduti nei cantieri delle opere collegate ai Mondiali di Calcio. Una targa in ricordo delle vittime bianche viene inaugurata nel 1990 dal Sindaco Carraro.

 

Le morti bianche dei Mondiali riportano in primo piano il problema della sicurezza sul lavoro. Non a caso nel 1994 in Italia viene pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge 626, primo passo verso una regolamentazione più organica come quella contenuta nella 81/2008, il Testo unico in materia di sicurezza sul lavoro.