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Aree Interne dimenticate: la Valle del Turano commissariata senza confronto. I Sindaci insorgono

Castel di Tora – Luglio 2025
Un atto unilaterale, calato dall’alto e privo di confronto democratico. È così che i Sindaci dei Comuni della Comunità Montana del Turano hanno appreso della nomina del nuovo Commissario da parte della Regione Lazio. Nessuna convocazione, nessuna concertazione, nessuna spiegazione. Solo un decreto che ha escluso completamente le amministrazioni locali, ignorando le voci istituzionali elette nei territori.

A denunciare pubblicamente questa grave forzatura è Cesarina D’Alessandro, Sindaco di Castel di Tora, che si è fatta portavoce del disagio e dell’indignazione dei colleghi amministratori. «Ci hanno commissariati senza ascoltarci», scrive in una nota dura e accorata, che mette a nudo le profonde contraddizioni tra i proclami istituzionali sulla valorizzazione delle Aree Interne e la realtà di scelte imposte senza coinvolgimento.

La nomina di un Commissario estraneo al territorio e indicato su base politica, senza alcun mandato locale, rappresenta per i Sindaci una ferita alla dignità istituzionale. Un gesto che, oltre a ignorare il principio di sussidiarietà, mina la credibilità di ogni progetto di rilancio delle zone montane e marginali.

«La montagna si governa con chi ci vive, non con i decreti», afferma con fermezza la D’Alessandro, sottolineando che gli amministratori locali sono l’unico presidio reale di uno Stato sempre più distante dai piccoli centri. A questo si aggiunge la nuova Legge di Bilancio 2025, che prevede tagli pesantissimi per i piccoli Comuni, penalizzando progettazione, sicurezza, scuola e servizi essenziali, fino a colpire i contributi vitali per i paesi sotto i 1.000 abitanti.

Un colpo doppio, dunque: commissariati da una parte, svuotati di risorse dall’altra. In questo scenario, i Sindaci della Valle del Turano si interrogano amaramente sulla reale efficacia della “Strategia Nazionale per le Aree Interne”, sempre più percepita come una promessa disattesa, uno slogan incapace di tradursi in atti concreti.

«Siamo 11 piccoli comuni, ma rappresentiamo comunità vere, persone vere, problemi veri», continua il messaggio, con un appello chiaro: essere ascoltati e rispettati. La voce dei Sindaci non è un lamento sterile, ma un grido di responsabilità, lanciato da chi ogni giorno cerca di tenere in vita borghi preziosi e fragili, spesso dimenticati nei piani di sviluppo regionali e nazionali.

«Io non ci sto» – conclude Cesarina D’Alessandro – «e continuerò a farmi sentire, insieme agli altri colleghi, per difendere la dignità e il futuro dei nostri territori.»

Un grido che merita di non restare inascoltato.