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Alla tavola degli ultimi: il Natale vero della Marsica prende forma alla Caritas di Avezzano

Avezzano. Sedersi alla stessa mensa, senza ruoli né distanze, per restituire dignità, ascolto e comunità a chi vive ai margini. È questo il senso profondo del pranzo inclusivo del Natale marsicano, che si è svolto il 20 dicembre nel refettorio della Caritas di Avezzano, promosso da Marsicaland in collaborazione con la Caritas diocesana, la Curia dei Marsi e l’amministrazione comunale.

Un’iniziativa nata con un obiettivo chiaro: contrastare la solitudine e l’invisibilità che, soprattutto durante le festività, colpiscono chi vive il disagio economico, l’età avanzata, l’esperienza dell’espatrio o l’abbandono. Un gesto consapevole dei propri limiti, perché un solo pranzo non può risolvere le ferite profonde dell’emarginazione, ma capace di offrire un tempo di serenità, relazione e riconoscimento.

Tra i tavoli, accanto agli ospiti della mensa, ha preso posto anche il sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, che ha scelto di condividere il pranzo insieme ai poveri, mangiando con loro e vivendo in prima persona il senso dell’iniziativa. Un gesto concreto, lontano dalla retorica, che ha trasformato la presenza istituzionale in prossimità reale.

Il pranzo è stato allestito nei locali della Caritas e ha proposto un menù fortemente identitario, costruito a partire dalle ricette selezionate nel contest “Inventa la ricetta tipica della Marsica”. Piatti ideati da chef del territorio che, gratuitamente, hanno messo a disposizione il loro talento per reinterpretare i prodotti locali in chiave solidale e inclusiva, adattandoli anche alle esigenze interculturali e interreligiose degli ospiti. Dal Marsigrani alla Patata Marsa, dalla Carezzaccia al Panettone marsicano, fino all’aperitivo marso, il cibo è diventato racconto di appartenenza, memoria condivisa e futuro possibile.

Accanto al sindaco erano presenti numerosi rappresentanti delle istituzioni e del mondo culturale e associativo, a testimonianza di un’alleanza concreta per il bene comune. Tra questi il vicepresidente della Regione Abruzzo Emanuele Imprudente, il direttore artistico di Marsicaland Giuliano Montaldi e il direttore scientifico Ernesto Di Renzo.

Particolarmente significativo il messaggio lasciato dal vescovo dei Marsi, Giovanni Massaro, che ha richiamato il senso più autentico del Natale. «Il Natale che ci apprestiamo a vivere ci ricorda che Dio ha scelto di entrare nella storia non attraverso la ricchezza o il potere, ma attraverso la fragilità, la povertà e l’accoglienza», ha affermato il presule. «La mangiatoia di Betlemme è il segno eloquente di un Dio che si fa prossimo e che si siede idealmente alla tavola degli ultimi».

Il vescovo ha voluto sottolineare anche il valore relazionale dell’iniziativa. «Oggi non siamo qui per fare assistenza, ma per condividere: il cibo, la parola, lo sguardo, la dignità. Sedersi insieme alla stessa mensa significa riconoscersi reciprocamente come fratelli e sorelle», ha detto, ricordando come la povertà economica, la solitudine o l’esperienza dell’abbandono non definiscano mai il valore di una persona.

«Questo pranzo», ha aggiunto, «non risolve le fatiche profonde che tante persone vivono ogni giorno, ma afferma una verità essenziale: nessuno è solo, nessuno è dimenticato, nessuno è escluso dal cuore della nostra comunità». Un richiamo forte anche al legame con il territorio, espresso attraverso il cibo. «Condividere i sapori della nostra tradizione con chi spesso resta ai margini significa dire: questa terra è anche tua».

Non assistenza, dunque, ma condivisione. Non beneficenza, ma fraternità. Sedersi alla stessa mensa ha significato riconoscersi fratelli e sorelle, riaffermando che la povertà, la solitudine o l’abbandono non definiscono il valore di una persona. Ogni vita resta portatrice di una storia, di una ricchezza umana e di una speranza.

Un Natale vissuto così, nel silenzio operoso della Caritas di Avezzano, ha mostrato il volto più autentico della Marsica: una terra che, attraverso il cibo, la presenza e la relazione, sceglie di non lasciare indietro nessuno e di trasformare un gesto semplice in un seme di futuro.