ROMA – Il WWF Roma e Area Metropolitana commenta l’abbattimento di alberi in Via San Filippo Martire per aprire Villa Ada ai mezzi pesanti in una delle aree più ricche di vegetazione.
La vicenda del cancello che apre un varco in una delle parti più interessanti sotto il profilo naturalistico della Villa Storica sembra confermare la difficoltà dell’attuale Giunta a comprendere il valore del patrimonio verde della Città Eterna.
Un patrimonio unico quello delle ville storiche, ad esempio, che non è facilmente equiparabile a quello di altre città, che oscilla tra storia e natura e proprio per questo è tanto amato dai Romani, occasione diffusa di benessere.
La vicenda del varco in Via San Filippo Martire – un cancello di notevole larghezza che consente l’ingresso di mezzi pesanti – pone questioni che appaiono non solo contradditorie (fu affermato ad esempio che l’intervento fosse finalizzato a facilitare la fruizione delle persone…) ma che aprono ad un approccio distorto della gestione di Villa Ada, più in generale delle ville storiche.
Non vorremmo che nel tempo il modello di riferimento divenisse quello di Villa Borghese, che per quanto mantenga ancora fascino, è stata fin troppo addomesticata agli usi più diversi, esposta a numerose e diverse forme di stress.
Oggi la fitta vegetazione che il muro di Via San Filippo Martire difendeva, si presenta assai impoverita, dopo i pesanti tagli operati con l’apertura del varco. Un impoverimento che certamente avrà creato non poco disturbo o meglio impatto sulla ricca fauna selvatica che in quella porzione della Villa aveva trovato rifugio.
La tristezza e la rabbia, che questo intervento ha generato in tanti cittadini è dovuta tuttavia a due aspetti strettamente connessi: dall’una un’opera tanto invasiva da non giustificarne la ratio, dall’altra l’indisponibilità totale all’ascolto dell’Amministrazione comunale, anche a soluzioni che cittadini e associazioni hanno avanzato, ma in alcun modo prese in considerazione.
Ecco, la tristezza è nel vedere stravolto un luogo, la rabbia è nel prendere atto che chi opera la scelta ritenga di essere al di sopra dei cittadini dai quali ha ricevuto mandato a governare nell’interesse e nel rispetto della Comunità.