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Aiuti umanitari in Madagascar: l’unione che fa la forza

Come le volontà del cuore può raggiungere grandi traguardi

Roma- A volte alcuni fatti della vita sembrano davvero disegni divini. E Chissà che non lo siano davvero. Parliamo dei grandi aiuti umanitari che l’Associazione “Dal Cammino al Madagascar” è riuscita a mettere in atto da Marzo 2025, periodo in cui è stata fondata.

Due persone dal cuore d’oro hanno pensato a questi progetti mentre insieme percorrevano il Cammino di Santiago, da qui prende il nome l’associazione.

La volontà interiore di aiutare, l’idea che per coloro che “non hanno” può essere fatto certamente qualcosa, sta dando i suoi frutti migliori. L’entusiasmo che ha distinto Elisa Musicarelli e Roberto Rocchi, medico, hanno contagiato altri due amici, uniti sentimentalmente anch’essi grazie al cammino di Santiago, a fondare tale associazione benefica dedicata al quarto mondo qual è il Madagascar. Perché proprio in questo angolo del pianeta? Un incontro fortuito tra Elisa e Suor Josephine Rasoanifaliana per gli amici Suor Peppa, di origini Malgasce, ha portato alla luce la grande necessità che vive il territorio del Madagascar di aiuti di ogni genere.

-Ricordo che Suor Peppa mi chiese di andare con lei in Madagascar, che anche solo una persona avrebbe potuto dare una mano. Ascoltando i suoi propositi, cioè quello di costruire un ambulatorio sanitario, poi una scuola e come ultimo, come fosse un sogno, un ospedale, mi ha fatto rendere conto che avrei avuto bisogno di aiuti maggiori per giungere a fini di quel tipo. Solo un ente come un’associazione sarebbe stato uno strumento atto ad un aiuto così significativo. Ciò che ascoltavo da Peppa mi lasciava pensare a questo concetto: se anche solo una persona può fare tanto, perché non fare di più con un gruppo ? Non é stato affatto semplice- racconta Elisa- perché inizialmente spinti dalla voglia di fare, ci siamo appoggiati ad associazioni già in essere che purtroppo ci hanno anche derubato. Ciononostante non ci siamo arresi anzi, questa è stata una spinta in più per fondare qualcosa di profondamente vero, gestito da noi.

Con gli occhi lucidi ed il cuore pieno di emozioni Elisa racconta tutto il percorso di questo cammino unico ed irripetibile.

-Mi sono concentrata su come avrei potuto fare a fondare questa associazione e sono partita dalle persone che servivano per costituirne una. Almeno sette. Così io come tesoriere, mio marito come presidente,Maddalena Laura Anderloni come Vice Presidente, il rispettivo marito, un’altra coppia di amici del nostro palazzo ed ovviamente suor Peppa,abbiamo fondato “Dal Cammino al Madagascar”, una organizzazione di volontariato ODV-

Elisa è emozionatissima mentre racconta tutta la nascita di questa bellissima iniziativa. I suoi occhi sono pieni di gioia mentre parla del loro primo obiettivo cioè quello di fondare un ambulatorio dispensario ad Ambositra. I primi fondi sono stati raccolti con un passaparola fra amici. Poi a giugno è stato organizzato un concerto di beneficenza. Successivamente grazie alla piattaforma GoFound sono stai raccolti circa 10mila euro che hanno permesso loro di spedire,tramite nave,medicinali ed ogni bene di prima necessità.

-Siamo partiti per il Madagascar la prima volta a settembre scorso, rimanendo due mesi. Abbiamo spedito 280 kg di materiale, il cui costo è stato pari a 900 euro. Ovviamente la spedizione viene sostenuta sempre  dalla nostra associazione. Insieme ai medicinali abbiamo spedito materiale sanitario come saturimetri, stetoscopi, macchinette per la pressione e tanti altri strumenti. Inizialmente ci siamo appoggiati all’ambulatorio dello stato, dove ci sono due ostetriche che si occupano solo di far partorire le donne. Il primo giorno che abbiamo cominciato a visitare non siamo riusciti a finire nemmeno a mezzanotte per quanta gente si è presentata. Sono venuta a sapere che le persone hanno fatto anche 4 ore di cammino pur di farsi visitare. Abbiamo constatato che qui la vita media delle persone non supera i 65 anni, a 30 anni già non hanno più i denti, a 15/18 diventano genitori e non sanno nemmeno respirare quando visiti loro la schiena. Sono malnutriti. Mangiano riso, radici e non hanno prospettive di vita. Vivono la giornata con l’obiettivo di sfamarsi. Non hanno scarpe, insomma non hanno nulla. In un giorno abbiamo visitato 100 persone. In due mesi 1400.

Avendo di fronte a voi per la prima volta una realtà del genere, così cruda e difficile, come vi siete organizzati ?

-Anzitutto sono state pulite due stanze di questo ambulatorio statale dove ci siamo appoggiati. Ora che siamo tornati abbiamo lasciato un’infermiera,che è una suora ed un medico che potesse continuare, almeno una volta ogni due settimane, queste visite attraverso tutto il materiale che abbiamo sistemato in quel centro. Tutto ciò mentre è in costruzione ad Ambositra l’ ambulatorio dispensario, quasi terminato, attraverso il quale vogliamo strutturare in maniera cadenzale le visite mediche. Ovviamente sono stati presi contatti con la direttrice di tutta la regione sanitaria che ci ha dato anche i permessi di realizzare un ospedale nel villaggio di Ansahakely.

Da come siete partiti direi un enorme passo in avanti, ma quali sono state le principali problematiche fisiche riscontrate con le prime visite effettuate?

-Noi volontari eravamo molto in difficoltà quando ci siamo trovati di fronte a persone che lì non possono ancora essere operate. Parliamo di persone affette da linfomi, ernie, tumori interni che nemmeno sanno di avere. Per non parlare dell’aspetto odontoiatrico. Non sanno nemmeno cosa sia uno spazzolino da denti. Come prima volta ci siamo occupati di interventi più immediati come consegne di antibiotici ,pasticche per la pressione, cura di ferite esterne. Abbiamo distribuito spazzolini e dentifrici. Hanno problemi di stomaco dovuti alla malnutrizione,quindi mancanze di vitamine e ferro. Ci troviamo di fronte a situazioni come in queste foto, dove il bambino presenta una podoconiosi e cheratosi reattiva marcata. Camminare a piedi scalzi comporta micro traumi ripetuti e se non curati degenerano a questo livello. Il bambino è arrivato che camminava a 4 zampe tanto era impossibilitato nell’uso di entrambi i piedi.

       

E’ stato curato con Urea al 40% antibiotico per più di un mese. La cheratosi è stata rimossa con bisturi per un mese intero un pò alla volta.

Di questa vicenda qual é l’evento che maggiormente ti é rimasto impresso ?

—Sicuramente il padre di questo bambino che nel momento in cui  é tornato a camminare lo guardava come se fosse avvenuto un miracolo. Credo si fosse rassegnato all’idea che non avrebbe visto mai più il figlio in piedi per il solo fatto di aver camminato senza scarpe. Non ti nego che ho stentato a credere  a ciò che vedevo giorno dopo giorno nonostante lo avessi davanti agli occhi. Sono realtà che puoi capire solo vivendole. Ci sono stati attimi in cui ho pensato che davvero bisogna ringraziare Dio ogni giorno solo per essere nati dall’altra parte del mondo-

Cosa ti porti nel cuore dopo questi due mesi di volontariato in una terra così tanto povera e bisognosa?

-Nonostante problemi come mancanza di acqua e di elettricità, non esistono toilette, io sarei rimasta. E’ gente semplice che ti vuole bene, un affetto “Umano” credo ormai perso nei mondi occidentali. Ci hanno aspettato quando stavamo per arrivare la prima volta, erano tutti lì curiosi di vederci. E’ strano per loro incontrare uomini bianchi, ci chiamano i “Vasà”. L’ultimo giorno ci hanno detto “ora che ve ne andate, noi come faremo…” avevo il cuore pieno di dispiacere nel vederli così ma carico di speranza perchè noi torneremo almeno tre mesi il prossimo anno, con tanti progetti che realizzeremo oltre a quello dell’ospedale (100mila euro di spese) e dell’ambulatorio quasi terminato-

Cosa intendi per altri progetti e come avvengono le donazioni ?

-Noi vogliamo portare in quella parte di mondo pannelli solari, vogliamo costruire una scuola iniziando a stabilire corsi di insegnamento per possibili lavori sempre ad Ansahakely. Ci stiamo organizzando anche per rendere l’acqua potabile.A febbraio 2026 partirà un container con tutto ciò che serve per realizzare la scuola, abbigliamento , altri medicinali,da chi volesse donare qualcosa accettiamo tutto. Abbiamo bisogno anche di volontari, soprattutto medici. La piattaforma GoFound ci aiuta tantissimo. Abbiamo la pagina Instagram, Facebook ed il nostro sito. Sono fermamente convinta che riusciremo a fare molto perchè le cose fatte con il cuore sono sempre illuminate da tanta luce.

Prima pietra per la costruzione dell’ospedale