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Abruzzo, al via il progetto universitario “Vitality”

L’AQUILA – Si chiamerà “Vitality” l’Ecosistema Innovazione, Digitalizzazione e Sostenibilità per l’economia diffusa nel Centro Italia, uno degli 11 Ecosistemi territoriali selezionati dal MUR, il Ministero dell’Università e della Ricerca, nell’ambito della Missione “Istruzione e Ricerca” del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Il progetto, presentato a L’Aquila, interesserà Abruzzo, Marche e Umbria e metterà insieme 23 soggetti partecipanti, pubblici e privati. Tra i partner pubblici ci sono le nove università delle tre regioni: Università degli Studi dell’Aquila (capofila), Università degli Studi di Chieti e Pescara, Università degli Studi di Teramo, Università degli Studi di Perugia, Università di Macerata, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, Università di Camerino, Università Politecnica delle Marche, Gran Sasso Science Institute. Il finanziamento accordato è di 115, 9 milioni di euro. 

All’evento di presentazione hanno partecipato, tra gli altri, i Rettori e i delegati delle nove università partner e i rappresentanti istituzionali degli enti regionali di Abruzzo, Marche e Umbria.

Lo scopo generale dell’Ecosistema è il trasferimento tecnologico e lo sviluppo dell’innovazione per rendere più competitivi e sostenibili i sistemi produttivi regionali e migliorare la qualità della vita nei sistemi urbani, nelle aree rurali e negli ambienti di vita e di lavoro.

A livello strutturale, spiega il Prof. Fabio Graziosi (Università dell’Aquila), presidente della fondazione Vitality, che coordinerà il progetto, “l’Ecosistema sarà organizzato con un sistema di hub-spoke: l’hub avrà sede nell’Università dell’Aquila e avrà il compito di interagire con il ministero e governare i flussi economici da distribuire agli spoke, che avranno sede nelle altre università coinvolte. In più dovrà monitorare l’andamento della spesa e verificare che non ci siano problemi e segnalarli qualora ce ne fossero. Uno dei temi centrali del Pnrr è, infatti, la tempistica: bisogna chiudere nei tempi stabiliti, non ci sono margini per avere proroghe”.

Per quanto riguarda gli ambiti di intervento, spiega sempre il Prof. Graziosi, “sono quelli emersi dalle analisi delle strategie di sviluppo regionale in termini di imprenditorialità e innovazione, che sono state fatte partendo dal presupposto che Abruzzo, Marche e Umbria hanno caratteristiche socioeconomiche, urbane e territoriali che le accomunano. Ogni Regione ha fatto la sua analisi e l’ha tradotta in una proposta. I nove atenei si sono messi a disposizione del mondo produttivo e hanno generato progetti di innovazione coerenti con le strategie individuate dalle Regioni. In Abruzzo si è operato sui macro-ambiti della Salute, dell’Automotive, dell’Aerospazio e della Cybersecurity, nelle Marche in quello della Qualità degli ambienti di vita e in Umbria su quello dei Materiali avanzati e innovativi”.

Coerentemente con questo disegno complessivo, dal punto di vista della ricerca, le innovazioni comprenderanno tecnologie digitali, scienze dei materiali e nanotecnologie, ingegneria, architettura e design, fisica, tecnologie energetiche, scienze mediche e biotecnologie, ingegneria biomedica, scienze psicosociali e della comunicazione.

Sul fronte del trasferimento dei risultati della ricerca, le aree produttive e di servizio coinvolte saranno: il sistema casa e arredamento, l’architettura e il design; la meccanica automobilistica, navale e aerospaziale; i materiali compositi; il sistema moda; l’agricoltura e l’alimentazione; i settori produttivi e i servizi legati alla cultura e alla formazione; i settori legati alla salute della persona, all’assistenza e all’inclusione sociale; il grande settore dei servizi e del turismo impegnato nella trasformazione digitale”.

“Questo progetto” afferma il rettore dell’Università dell’Aquila Edoardo Alesse “ha una forte valenza territoriale ed è uno degli strumenti per cui passerà il rilancio di tre regioni che condividono, oltre che le stesse caratteristiche ambientali e socio-produttive, anche le stesse fragilità, che sono soprattutto fragilità di tipo demografico, sismico e climatico. Sarà uno strumento per valorizzare i territori e attrarre nuove risorse a livello imprenditoriale”.

“La logica della competizione tra università non ha più senso” sottolinea il rettore dell’Università Politecnica delle Marche Gian Luca Gregori “Nel caso specifico è un’esigenza. Se noi mettiamo insieme le nostre tre regioni abbiamo 118 mila studenti universitari, mentre per esempio nella sola Lombardia sono oltre 300 mila. Considerando le caratteristiche peculiari delle tre regioni e anche il fatto che esiste una convergenza molto forte in alcuni settori, basti pensare al tasso di imprenditorialità, trovare una strategia comune è fondamentale. Ci siamo riusciti, non era scontato”.

“Siamo qui per ricordare che questo Paese non ha solo un Nord e un Sud ma anche un Centro, che è un territorio ricco di competenze” dichiara Maurizio Oliviero, rettore dell’Università degli Studi di Perugia “I nove atenei coinvolti in questo progetto hanno costruito una rete in cui la ricerca e le conoscenze incontreranno le strategie di sviluppo dei territori. E’ una buona pratica che spero possa ripetersi in futuro”.