TUFO DI CARSOLI – Interessante iniziativa della Pro Loco di Tufo, che nel giorno conclusivo della decima edizione di “Intonaci” ha incantato i visitatori. Oltre a visite guidate alle opere diffuse nel borgo con i nuovi murales sono stati aperti i saloni delle feste di Palazzo Coletti, dove è stata allestita anche la mostra fotografica “Come eravamo”, dedicata alla memoria storica del paese. Un percorso a dir poco entusiasmante.
Palazzo Coletti, elegante edificio settecentesco che ancora oggi racconta un capitolo significativo della storia meridionale. Completato alla fine del XVIII secolo dalla famiglia Coletti, il palazzo rappresenta uno dei più interessanti esempi di architettura nobiliare locale, strettamente legata agli equilibri sociali e politici dell’epoca borbonica.
La famiglia Coletti, divenuta prominente grazie al legame con i Baldinotti, acquisì il titolo e le proprietà della Baronia di Tufo e Poggio Cinolfo, consolidando la propria influenza sul territorio. È in questo contesto che, nel luglio del 1832, il Re Ferdinando II di Borbone, sovrano del Regno di Napoli, fece tappa proprio al Palazzo durante il suo celebre viaggio lungo i confini tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio.
Tra il 18 e il 19 luglio di quell’anno, il giovane re fu ospite del barone Giuseppe Coletti, e dalle finestre del salone delle feste si affacciò per salutare la popolazione raccolta in Piazza San Giuseppe. Un gesto simbolico ma potente, che testimoniava la volontà del sovrano di mostrarsi vicino ai suoi sudditi e conoscere da vicino i territori periferici del regno.
Quel momento, immortalato nella memoria orale e ora anche nella segnaletica storica promossa dalla Pro Loco di Tufo, rappresenta un frammento importante del dialogo tra istituzioni centrali e comunità locali nel Mezzogiorno preunitario.
Oggi, Palazzo Coletti non è solo un monumento architettonico, ma un autentico scrigno di memoria storica, capace di restituire voce e dignità a una pagina spesso trascurata del nostro passato: quella delle realtà minori che, sebbene lontane dai grandi centri decisionali, furono protagoniste delle trasformazioni.