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Roviano nella storia

Il Comune di Roviano dista 56 km da Roma ed è situato su un colle calcareo dell’Appennino laziale a 523 metri s.l.m., al confine tra i due importanti parchi della regione, quello dei Monti Lucretili e quello dei Monti Simbruini.
Il territorio corrispondente a quello dell’attuale Roviano risulta popolato sin dal Paleolitico, in virtù della prossimità al fiume Aniene e della posizione strategica occupata nell’omonima Valle. Il paesaggio di Roviano offre numerosi resti archeologici risalenti all’epoca della dominazione del popolo preromano degli Equi, in particolare i resti delle mura poligonali.
Il Ponte Scotonico o Scutonico, parte integrante del tracciato dell’antica via Valeria, rappresenta invece il manufatto di età romana più rilevante della zona; a Roviano si rintracciano inoltre resti archeologici di ville rustiche di età repubblicana, nonché tratti di due dei quattro grandi acquedotti aniensi (Aqua Marcia e Aqua Claudia).
Di epoca più tarda sono infine i ruderi dell’antico Castrum Rubianelli e di S. Maria dell’Olivo, citata nel Regesto Sublacense quale chiesa rurale di Roviano. Sempre dal Regesto Sublacense si apprende inoltre che la prima citazione ufficiale del Castrum Rubiani risale al 997 d.C.
In epoca medievale, successivamente alla sottomissione a blande dominazioni locali, Roviano suscitò l’interesse della potente famiglia romana dei Colonna, i quali lasciarono un’impronta indelebile sia nella costituzione e stesura dello Statuto che nell’edificazione del castello. Il Palazzo (o castello) Baronale di Roviano, la cui torre merlata domina ancora oggi il paese e la Valle, è il cuore del borgo antico, cui si accede attraverso la Porta Scaramuccia, costruita in stile gotico nel XIV secolo. Oggi il castello è la suggestiva sede del Museo della Civiltà Contadina Valle dell’Aniene, il primo a carattere demo – etno – antropologico del Lazio. Di fronte al castello si erge l’antica Chiesa Parrocchiale di Roviano dedicata al patrono S. Giovanni Battista decollato, che accoglie anche le spoglie di S. Fortunato Martire.
Le complicate vicende dinastiche dei baroni romani, e le numerose segmentazioni del lignaggio, portarono ad una drastica riduzione del feudo rovianese, che fu infine venduto nel 1625 a Carlo Barberini. Alla metà del XIX secolo Roviano passò a Camillo Massimo; nel 1902 la proprietà fu acquistata dai Brancaccio, gli ultimi nobili che possedettero Roviano.
Domina la piazza principale del paese moderno la Chiesa della Madonna del Rosario, costruita dai rovianesi tra il 1947 e il 1951. La festa patronale è celebrata il 29 agosto: alle celebrazioni religiose segue la tradizionale Panarda, la cena in piazza che riunisce tutta la popolazione. Altri momenti particolarmente sentiti dalla devozione popolare sono quelli legati al tradizionale pellegrinaggio di S. Anna, che si svolge dal 24 al 26 luglio verso il santuario della SS. ma Trinità di Vallepietra, alle celebrazioni dell’Assunta ( 15 Agosto ), del Nome di Maria ( seconda Domenica di Settembre ), di San Fortunato ( secondo Lunedì di Settembre ) e della Madonna del Rosario ( prima Domenica di Ottobre ). In Giugno, la festa del Corpus Domini è allietata dall’Infiorata, che prevede l’allestimento di tappeti con petali e segatura multicolore lungo tutto il percorso della processione.
Le Confraternite di S. Giovanni, Santa Barbara, S. Antonio e S. Francesco, insieme ai gruppi di preghiera femminili, al Complesso Bandistico G. Rossini e al Gruppo Scout, animano le processioni e le festività religiose. Le feste popolari, come il Carnevale, la Sagra dei Cuzzi cò j’ajju o La Sagra dejju Salavaticu, ecc., sono realizzate invece con il contributo fondamentale della Pro Loco e del Centro Anziani: molto suggestiva la Battitura dell’Orzo, la rievocazione cioè di una giornata di lavoro estivo nei campi durante la mietitura la trebbiatura.
A Roviano sono attivi inoltre il coro polifonico Gens Rubria, la Comunità Giovanile Roviano, l’associazione di cultura cinematografica Il Raggio Verde e ben due squadre di calcio, il Roviano Team Service e il Real Roviano. Senza dimenticare la curiosa associazione della Marzella, i cui affiliati, tutti esclusivamente uomini, celebrano con voluta goliardia la virilità e la gioventù.
Un cenno particolare per il posto speciale che occupa nel cuore dei rovianesi, merita infine il gemellaggio con il paese spagnolo – catalano di Altafulla, centro affacciato sul Mediterraneo situato ad 11 km. di distanza da Tarragona.
I prodotti tipici della cucina rovianese vengono preparati con prodotti locali, e ne richiamano, con la loro semplicità, le origini contadine. Tra le paste fatte in casa (come le sagne, la ramiccia, i maccarunitti) spiccano i cuzzi, preparati impastando acqua, farina di grano e farina di mais. Ugualmente tipica è la frittella chiamata salavaticu. Secondo la tradizione, durante le festività natalizie si preparano invece i frittejji, un tempo consumati soprattutto durante la giornata del 24 Dicembre in attesa del cenone della Vigilia. Tra i dolci si ricordano i ciammellitti, i mustaccioli, il pangialle di Natale e la ciammèlla.