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Disponibile in streaming “If only I were that warrior”, documentario sul monumento a Graziani di Affile

Vicovaro – Da qualche settimana il documentario If only I were that warrior (2015), di Valerio Ciriaci, incentrato su Rodolfo Graziani e la controversia del mausoleo di Affile a lui dedicato, è disponibile in streaming sulla piattaforma Vimeo: https://vimeo.com/115709911.

Il film, che si è aggiudicato il premio “Imperdibili” al Festival dei popoli e poi, nel 2016, il Globo d’oro come miglior documentario italiano, tratta una questione ancora oggi scottante per la Valle dell’Aniene – e non solo.

La vicenda, iniziata nel 2012, quando venne realizzato il monumento al gerarca fascista cittadino di Affile, conquistò subito l’attenzione dei media nazionali e internazionali, che si concentrarono soprattutto su due questioni: il fatto di concedere una costruzione onorevole a quello che la storia (non l’opinione) identifica come criminale di guerra ed esponente di punta del fascismo; il ricorso a soldi pubblici (circa 130.000 euro) per l’edificazione (finanziamento poi ritirato, come viene spiegato da Nicola Zingaretti nel documentario). La faccenda, però, può dirsi ancora non del tutto risolta: la condanna per apologia di fascismo per il sindaco Ercole Viri e due assessori è stata confermata dalla Corte d’appello nel marzo dell’anno scorso, ma, di fatto, il monumento sta ancora lì, silente nella sua architettura razionalista che molto richiama gli anni ’20 e ‘30; recita “Patria” e “Onore” e pare dimenticare la Guerra d’Etiopia, il massacro di Debrà Libanòs, l’iprite. Pare dimenticare insomma che il “Soldato”, come lo conoscono ad Affile, lo chiamavano anche il “Macellaio di Fezzan”.

Il documentario si costruisce seguendo tre principali nuclei tematici, che dimostrano, in primis, come la vicenda non riguardi solo la comunità di Affile, né solo l’Italia, ma abbia acquisito fin dall’inizio rilievo internazionale. Da una parte, Ciriaci segue le proteste della comunità etiope statunitense, dove il nipote di un colono fascista, Nicola, riconosce le nefandezze operate dai mussoliniani in terra d’Africa; dall’altra, un agronomo guida lo spettatore in Etiopia, alla ricerca dei “resti” (culturali, storici e archeologici) della conquista italiana. Con grande spirito democratico, comunque, il documentario si apre (e questo è il terzo nucleo) ad entrambe le reazioni che si sono avute ad Affile – e in genere nella provincia di Roma – di fronte alla costruzione. Se da un lato la protesta, guidata soprattutto dall’A.N.P.I., è stata forte e mobilitante, le opinioni del sindaco (e, con lui, di altri cittadini) sono rimaste inamovibili: il gerarca fascista e Viceré d’Etiopia Rodolfo Graziani, per loro, non solo non è un criminale, ma è persino un eroe.

Anche se le giustificazioni dei pro-mausoleo appaiono oggettivamente negazioniste, oltre che goffe, il documentario è ricco di spunti proprio per la sua capacità di denunciare il fatto e insieme rendere la problematica in tutta la sua complessità, coinvolgendo questioni che vanno anche oltre la vicenda di Affile e riguardano le possibilità di riscrivere arbitrariamente le pagine (nere) del passato, il nostro modo, insomma, di rapportarci alla storia. Oggi, 25 aprile, è occasione non solo per guardare o riguardare If only I were that warrior, ma anche per ricordare dove la nostra Repubblica affonda le sue radici, e cioè – questo è incontrovertibile – nella libertà che nega e distrugge il nazi-fascismo.