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La storia dei borghi, il fascino di Ascrea ebbe inizio nel XII secolo

La storia dei Borghi: Ascrea un bellissimo borgo che si affaccia sulle bellezze del Lago Turano. 

Le prime notizie del  borgo risalgono alla seconda metà del XIII secolo, circostanza che fa supporre una fondazione avenuta nei primi decenni del secolo da parte dei signori di Collalto, probabilmente per contrastare dapprima e per indebolire poi, la frontiera meridionale della signoria territoriale del monastero di S. Salvatore Maggiore, che dominava l’interfiume Salto-Turano. La chiesa di S. Nicola, che costituì il polo fondante del nuovo abitato, attestata per la prima volta nel 1252, dipendeva dalla chiesa di S. Giovanni di Paganico e doveva al vescovo di Rieti ogni anno due corbe di grano e altrettante di spelta. La fondazione di Ascrea generò una vertenza annosissima, ben testimoniata nei documenti dell’archivio comunale, sulla proprietà di parte del territorio del castello abbandonato di Mirandella, sito nella signoria di S. Salvatore, ma dal quale molti abitanti erano confluiti nel nuovo insediamento. Tra Due e Trecento vennero tenuti due arbitrati in base ai quali il territorio di Mirandella doveva essere goduto “in commune et pro indiviso” dagli uomini di Ascrea e da quelli di Castelvecchio – oggi Castel di Tora. Agli inizi del Quattrocento, prima del 1430-1433, i Collalto vendettero Ascrea a Cola Mareri, membro della potente famiglia comitale cicolana, famiglia che mantenne a lungo il possesso del feudo ascreano e che, sullo scorcio del Cinquecento, diede rifugio e protezione a gruppi di banditi. La situazione divenne tanto grave che Pio V nel 1568, per ridare sicurezza alla zona e per consentire un sicuro transito agli uomini ed alle merci, fu costretto ad ordinare la demolizione della rocca di Ascrea, nella quale si rifugivano con la complicità di Giovanni Antonio Mareri esiliati, banditi e altri facinorosi, mettendo in grave pericolo la sicurezza di questa zona di frontiera. L’intimo rapporto tra Mareri e banditi non fu però stroncato dalle drastiche disposizioni pontificie, tanto che Marzio Mareri nel 1615 fu condannato a morte dal tribunale del governatore di Roma per l’appoggio fornito ai banditi, mentre i suoi feudi, Ascrea, Bulgaretta, Marcetelli e Rigatti, furono confiscati; nel 1623 ne furono nuomente investiti i figli del fratello Cesare, che aveva sposato Eleonora Orsini. Nel XVII secolo alcune quote del feudo passarono alla figlia naturale di Attilio Mareri, Lavinia: nel 1711 suo figlio Ippolito riunì le varie quote e, sposando la reatina Colomba Vincenti, diede origine alla famiglia Vincenti Mareri. Durante la parentesi del dominio francese il comune fu ascritto dapprima al dipartimento del Clitunno, cantone di Castelvecchio (1798-1799) per passare poi al dipartimento di Roma, circondario di Rieti, cantone di Canemorto (Orvinio), come comunità dipendente da Paganico (1810-1814). Con la Restaurazione e la riforma del 1816 Ascrea tornò luogo baronale dei Vincenti Mareri, nell’ambito della provincia Sabina, delegazione e distretto di Rieti, sino al 25 ottobre 1816 allorchè il conte Alessandro Vincenti Mareri e la marchesa Margherita Sparapani Gentili Boccapaduli rinunciarono alla giurisdizione baronale sul luogo. Nei riparti territoriali del 1817 e del 1827 Ascrea compare come comunità dipendente da Castelvecchio, nell’ambito del distretto di Rieti, governo di Rocca Sinibalda; nel successivo riparto del 1831 risulta invece autonomo, con le frazioni Stipes e Rigatti, come governo di secondo ordine facente capo a Rocca Sinibalda. Dopo l’annessione al Regno d’Italia, avvenuta nel 1860, il comune entrò a far parte della provincia di Perugia, dal 1923 appartenne alla provincia di Roma sino al 1927, allorchè fu incluso nella neoistituita provincia di Rieti. Nel 1968 Ascrea perde la frazione di Rigatti che vienne annessa a Varco Sabino.