La sigaretta elettronica come è intesa al giorno di oggi nasce nel 2003 grazie al farmacista cinese Hon Lik, che brevettò un dispositivo per vaporizzare nicotina senza bruciare tabacco, commercializzato nel 2004 e poi diffusosi a livello globale. Il primo vero brevetto però risale al 1963 quando l’americano Herbert A.Gilbert brevettò un “sostituto non tossico per le sigarette”, ma nessuna azienda del tabacco dell’epoca vi investì. Oggi il settore si è sviluppato ed affermato ma ha avuto una innovazione significativa negli ultimi anni.
A partire dal 2010 nel mercato italiano iniziano a girare le prime sigarette elettroniche ad un costo elevato, a livello di qualità, rispetto ai dispositivi odierni. Dotate di un cartomizzatore che poi si è evoluto in atomizzatore, la loro funzione era la medesima: quella di vaporizzare il liquido contenente nicotina ed aroma. Questi primi dispositivi somigliavano a vere e proprie penne fornite di una batteria avvitata ad esse ma contenenti livelli di nicotina esorbitanti. Tuttavia la loro performance era decisamente bassa. Negli anni la struttura della sigaretta elettronica subì una evoluzione fino ad arrivare al primo boom del 2012, effetto dovuto più alla novità che alla resa del dispositivo stesso. La funzione rimaneva quella di eliminare l’uso della sigaretta classica in quanto cancerogena. Non si giunse a questo obiettivo per diverse ragioni tecniche come liquidi da inalazione imperfetti, cartomizzatori difettosi, tiraggio della sigaretta non adeguato all’effetto richiesto dal fumatore. Il declino del settore fu evidente e vide la chiusura di molti punti vendita.
I pochi che riuscirono a stare in piedi andarono incontro al vero “Boom del Vape” ovvero una esplosione internazionale del settore. Lo sviluppo di dispositivi cinesi molto più performanti, uniti all’immissione sul mercato di liquidi da inalazione artigianali provenienti da svariate parti del mondo come Malesia, America, Belgio, privi del monopolio statale, generarono una svolta massiccia per chi portò avanti i negozi del settore. Si formarono delle vere e proprie community, gruppi youtube, raduni e fiere dal 2014 al 2017, un’evoluzione che portò il Vape ad un livello di qualità molto alto e prestante.
I fatturati delle aziende schizzarono ed il settore saltò agli occhi del monopolio statale. Iniziarono i controlli e le prime tassazioni. Fu emanata la Legge TPD (Tobacco Product Directive) una direttiva europea del 2014 (Direttiva 2014/40/UE) che regolava i prodotti del tabacco e quelli contenenti nicotina, come le sigarette elettroniche. La regolamentazione più impattante fu quella che riguardava i liquidi che contenevano nicotina i quali non potevano superare i 10ml di formato. Se prima i liquidi erano già pronti all’uso, di diverse dimensioni e contenenti una quantità di nicotina non controllata, la legge TPD portò i produttori a creare shot di nicotina da inserire all’interno del liquido chiamato MIX&VAPE. Quando poi fu introdotta la tassa su tutto ciò che poteva essere vaporizzato, nacquero i cosiddetti “scomposti” : per ovviare alla tassazione statale i produttori crearono boccette di liquidi contenenti solo l’aroma ed il glicole propilenico i quali senza l’aggiunta della glicerina non potevano essere ritenuti vaporizzabili.
C’è da fare una una netta distinzione tra sigarette elettroniche usa e getta e vaporizzatori. Le prime contengono tre varianti di nicotina, 0,10,20 mg. I vaporizzatori invece sono dispositivi che durano più a lungo, sono meno impattanti a livello ambientale, in essi possono essere variati aromi ed ovviamente si può scalare anche il quantitativo di nicotina, qualora si volesse realmente smettere di fumare o mantenere solo il vizio del tiro, eliminandola totalmente.
Nell’anno 2024 lo Svapo ha visto oltre 100 milioni di utilizzatori nel mondo (di cui 86 milioni adulti e 15 milioni adolescenti). L’Europa è il secondo mercato più grande dopo gli USA, con Regno Unito, Germania, Polonia, Francia e Italia in testa.
Secondo la Fondazione Veronesi le sigarette elettroniche sono meno tossiche di quelle tradizionali, ma non innocue. L’argento ed il nichel sono presenti in entrambe, sembrerebbe invece che i dispositivi elettronici siano i soli a contenere altri metalli pesanti come titanio e cromo.
E’ ancora presto per determinare se questi dispositivi portino a malattie gravi o meno. Ad oggi l’AIRC, Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, afferma con certezza che queste possono appesantire l’apparato respiratorio ma , si badi bene, lo studio è ampissimo e complicato. Dovrebbero essere testati gli aromi, la loro provenienza, le loro fattezze ed i loro composti, la quantità di liquido inalato e soprattutto se si usa in concomitanza del tabacco, infatti nell’ultimo anno il policonsumo è in crescita.
Per concludere la sigaretta elettronica si conferma un valido strumento per smettere di fumare e limitare i danni da fumo. A confermarlo è una nuova ricerca condotta da Euromedia Research con il supporto di Aanfe Confindustria, presentata in occasione del “World No Tobacco Day 2025”, secondo la quale il 92,2% di chi utilizza l’e-cig è un ex tabagista. Questo primo dato conferma come i prodotti a rischio ridotto siano dei validi strumenti di cessazione o quantomeno di diminuzione del danno. Tra gli utilizzatori di sigarette elettroniche, inoltre, il livello di soddisfazione risulta elevato (82,9%), così come i benefici percepiti in termini di salute, definiti per il campione “tangibili”. Secondo 2 ex fumatori tradizionali su 3 il passaggio dalla vecchia sigaretta a quella elettronica ha coinciso con notevoli miglioramenti nel benessere fisico. Lo studio rivela altresì che il 4,7% della popolazione italiana ha smesso di fumare grazie alla e-cig.
E’ stato reso noto quanto gli italiani siano molto disinformati sul settore: solo un terzo della popolazione si dichiara effettivamente informato sui diversi prodotti alternativi al fumo presenti sul mercato. Una confusione espressa soprattutto dai fumatori tradizionali che ritengono le e-cig più dannose di quelle che attualmente utilizzano (5%). Anche tra chi non ha mai fumato nella propria vita il pregiudizio resta. Di opinione contraria sono coloro che invece usano le e-cig. Infatti, 3 utenti vaper su 4 la ritengono un’opportunità concreta per migliorare la propria salute.
Purtroppo l’arrivo del 2026 sancirà nuovi aumenti nel settore.