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Al via”a te e famiglia” e le scuse per rimandare tutto a “dopo le feste”!

E’ arrivato l’8 dicembre ed inizia così il lunghissimo periodo delle festività natalizie. Praticamente un mese, ma anche più se si considera che i giorni che precedono già in qualche maniera comportano un pò di lassismo generale da luci e addobbi anticipati. Ma da oggi si cambia, entra in vigore il pretesto e la scusa per rimandare tutto.

Le frasi storiche più gettonate “ormai se ne parla dopo le feste, lo faremo dopo le feste, vediamo dopo le feste, sistemiamo dopo le feste, te lo pago dopo le feste, camminano in simbiosi perfetta con la storica e consolidata “auguri a te e famiglia” che rappresenta l’eccellenza assoluta della banalità.

Molti iniziano già da oggi, poichè ad albero di Natale e presepe fatto, a lucette varie spesso ricomprate ogni anno per variare o perchè quelle dell’anno scorso non funzionano, balconi variopinti, tralaltro bellissimi, luci, luci, luci, di fatto già siamo sotto le feste.

Di quanto costano queste luci se ne prenderà atto poi in primavera, quando le bollette esorbitanti ci faranno sobbalzare e via alle chiamate al gestore del servizio perchè è arrivato troppo. Ma non che si debba rinunciare ad illuminare il Natale, basta essere accorti, e non acquistare le lucette a cavolo, meglio spendere qualcosa in più ma assicurarsi un prodotto duraturo ed a risparmio energetico. Un pò come la stufetta elettrica sotto le gambe della scrivania che scalda fredde giornate d’inverno a quanti in cerca di tepore, poi la sorpresa in bolletta.

Quindi da ora e per oltre un mese, bisogna mettersi l’anima in pace. Molte, tante cose saranno rimandate ed il pretesto delle feste è sempre più attuale.

Ci si deve dunque preparare a ricevere orde di auguri da ogni dove, tra le più gettonate le iconiche immaginette che vengono inviate, iniziando dalla Buona Immacolata, per arrivare poi al Buon Natale, Buon Capodanno, Buona Epifania. Buon tutto. Niente di più banale si profila su whatsapp ma anche su altre chat di messaggeria istantanea anche se con effetti minori. C’è chi si preoccupa proprio di raggiungere il destinatario e quindi non si è certo parchi di invii, stessi messaggi inviati con più strumenti di comunicazione. Cosicchè ci si vede sommersi dagli auguri vari. Insensati, come quelli inviati a tutti indistintamente.

Non c’è nulla di autentico e di personale, ma se proprio l’augurio va personalizzato, con un messaggio reale, autentico e non di circostanza, quello ha sicuramente un valore. L’importante è mettere il nome giusto del destinatario, già quello costituisce un fatto che viene apprezzato, almeno ci si è sforzati di scrivere il nome. Ma la cosa veramente bella è un messaggio intriso di qualcosa di particolare, che rievochi i legami tra amici, persone, famiglie, colleghi. Un messaggio vero che nasca dal cuore.

La banalità non ha alcun valore. Anzi è peggiorativa. Aumenta dunque il numero di quanti per principio non rispondono agli auguri in serie, ripetuti per ogni ceppo festivo in arrivo. Poi c’è anche chi esagera e che scrive pure a Santo Stefano, abbinando a quel punto gli “auguri Natale anche se in ritardo o Natale passato.

Inoltre tra le scuse più gettonate c’è quella del bonifico: “te lo faccio dopo le feste perchè le banche in questo periodo…” il tutto in un contesto profondamente pretestuoso, anche perchè oggi basta aprire l’App ed il bonifico si fa istantaneo, anche il giorno di Natale stesso. Però la scusa per ritardare un pagamento, un adempimento o rinviare un impegno non gradito, durante questo periodo c’è sempre.

Ma perché a Natale ci facciamo gli auguri? E soprattutto: auguri di cosa? Siamo talmente abituati a farlo che non ci pensiamo più: entri al supermercato, ti scontri col carrello di uno sconosciuto e… “Auguri!”; invii un’email di lavoro e obbligatoriamente in fondo devi mettere “Cordiali saluti e auguri”; incontri il vicino che non sai neanche come si chiama ma sai che ha un cane e… “Auguri a lei e al cane e alla famiglia del cane”.

In teoria gli “auguri” nascono dal desiderio di augurare benessere, serenità, salute, prosperità, un futuro migliore — che già di suo non è male come intento. In pratica però, negli anni, l’augurio natalizio si è evoluto in varie forme alternative:

Auguri come tasto “invio”: li dici quando non sai come chiudere la conversazione
Auguri di autodifesa: li dici prima che l’altro li dica a te, così hai vinto!
Auguri passivo-aggressivi: “Auguri… eh”
Auguri di fuga: li lanci mentre ti allontani con passo svelto, senza dare il tempo di rispondere
Auguri copia-incolla: inoltrati ad una miriade di contatti di WhatsApp con un’immagine compressa fino al pixel

Ma qui arriva il punto: auguri di cosa? Perché Natale è un gigantesco buffet di possibilità:

auguri di pace (ma il parcheggio al centro commerciale suggerisce il contrario)
auguri di serenità (in mezzo a trenini, tombolati e parenti che urlano “AMBO” al decimo Prosecco)
auguri di felicità (che dura fino a che non si trova il prezzo del pandoro)
auguri di digestione – questi davvero fondamentali in ragione di abbuffate a tutto campo, dove si mangia come se non ci fosse un domani.

La verità è che a Natale si fanno gli auguri perché fa parte del rituale, come l’albero, il presepe, il panettone diviso tra chi vuole i canditi e chi si sente discriminato dalla loro presenza e li vuole senza, e pure co l’uvetta o nelle più disparate varietà. Poi però i nutrizionisti avvertono: i grassi, il colesterolo, le calorie che si celano dietro questi dolci, buonissimi per carità, ma che vanno consumati con estrema moderazione.

Gli auguri dunque sono il lubrificante sociale delle festività: evitano discussioni, riempiono silenzi, chiudono conversazioni, aprono porte, fanno credere a tutti che in fondo siamo più buoni… almeno fino al 27 dicembre o finanche al 7 gennaio.

Infine val bene rammentare, che la gentilezza che pervade le vie dello shopping, non trova applicazione nel traffico urbano, il fatto che il periodo che rievoca la nascità di Gesù ci porti a diventare più buoni, è solo un fatto transitorio. La disponibilità verso il prossimo va applicata sempre e comunque, ogni giorno dell’anno. A Natale si può accentuare il buonismo, sì purchè non sia finto e non si perda il reale obiettivo della sacralità e di quanto in profondità custodisce il periodo delle feste.

Auguri a te e famiglia! E famme gli auguri a mammeta. E se non ci vedemo gli auguri ce gli semo fatti, e se ci revedemo cegli refacemo!

 

Immagine a corredo generata da I.A.G.