TAGLIACOZZO – Tremonti è uno di quei luoghi che sembrano appartenere più alla memoria che alla geografia. Una manciata di case in pietra arroccate su uno sperone roccioso, un’antica torre che scruta la valle, un silenzio che custodisce secoli di storia. Oggi frazione quasi disabitata del Comune di Tagliacozzo, nel cuore della Marsica, Tremonti nasce come rocca fortificata tra il X e l’XI secolo, costruita per sorvegliare uno dei corridoi strategici più importanti dell’Italia centrale: la via Tiburtina-Valeria.
La prima struttura documentata fu una torre di avvistamento, edificata nella seconda metà dell’XI secolo per controllare i confini contesi tra il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio. La sua posizione elevata permetteva un contatto ottico diretto con altre fortificazioni della zona: un sistema di segnali utile in caso di incursioni o movimenti sospetti lungo il confine marsicano.
Nel corso dei secoli la rocca divenne feudo di varie famiglie, tra cui i Del Ponte, fedeli agli Angioini e ben visti da Carlo I d’Angiò. In seguito passò agli Orsini, signori di vaste terre e protagonisti della politica dell’Italia centrale. Furono proprio loro a consolidare e ampliare la fortezza, attorno alla quale si sviluppò il piccolo borgo medievale.
Con l’abolizione del feudalesimo nel XIX secolo, Tremonti entrò a far parte del territorio comunale di Tagliacozzo, perdendo progressivamente il suo ruolo difensivo ma conservando la struttura urbanistica di un borgo fortificato: vicoli stretti, case addossate, panorami mozzafiato sulla piana del Fucino.
Il 20 gennaio 1915 il terremoto che devastò la Marsica colpì duramente anche Tremonti: molti edifici crollarono o risultarono gravemente lesionati, contribuendo a un primo e forte esodo degli abitanti.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1944, anche questa piccola frazione fu coinvolta negli eventi bellici: la nuova Tiburtina-Valeria, tracciata a valle, venne bombardata dagli Alleati, e l’intera area fu teatro di passaggi militari e difficili condizioni di vita.
Il dopoguerra portò con sé un secondo grande strappo: l’emigrazione. Come molte realtà montane dell’Abruzzo interno, Tremonti vide partire generazioni di giovani verso Roma, il Nord Italia, l’estero. Il censimento del 1881 registrava numeri ben più vivi di quelli odierni: nel corso del XX secolo la popolazione diminuì drasticamente, fino a ridursi alle poche decine attuali.
Le case lasciate vuote sono diventate parte del paesaggio: porte socchiuse, finestre che guardano la valle, scale che sembrano attendere passi che non arrivano più.
Oggi Tremonti è un luogo di straordinaria suggestione. La sua atmosfera intatta – fatta di silenzi, pietre antiche, scorci improvvisi sulla Marsica – richiama escursionisti, appassionati di storia e visitatori in cerca di autenticità. Alcuni interventi di recupero hanno restituito dignità a parti del borgo, mentre gli abitanti rimasti mantengono viva una memoria preziosa, fatta di racconti familiari, tradizioni e un profondo attaccamento alle radici.
In un Abruzzo sempre più attento ai borghi e alla loro rinascita, Tremonti rappresenta un frammento raro: un pezzo di Medioevo rimasto miracolosamente intatto, una sentinella silenziosa che continua a vegliare sulla valle, come mille anni fa.