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Protesta all’Eur, dipendenti di Telecontact (TIM) in massa sotto la sede di Poste Italiane

L'evento è stato attenzionato dai principali media nazionali italiani

ROMA – In tantissimi all’Eur sono arrivati da diverse città d’Italia e si sono ritrovati sotto la sede di Poste Italiane, cartelli, striscioni bandiere con le sigle sindacali per porre attenzione su una cessione aziendale, quella riguardante Telecontact Center. 

Come già comunicato alle maestranze, infatti, Tim si prepara a cedere il proprio servizio clienti. La controllata Telecontact Center confluirà infatti in DNA srl, nuova società nata dall’aggregazione con una divisione di Gruppo Distribuzione, storico operatore dei call center con un giro d’affari da 84 milioni nell’ultimo anno. La nuova realtà sarà controllata da Gruppo Distribuzione, con Tim in qualità di socio di minoranza. Dentro DNA dunque dovrebbero finire  tutte le attività operative di Telecontact, dagli inbound ai servizi di backoffice per i clienti 187 e 191, insieme al ramo analogo di Gruppo Distribuzione (ma non i negozi né il call center outbound).

Un’operazione, stando alle ricostruzioni,  resa possibile anche dalle norme sulla “tutela sperimentale” delle imprese strategiche (legge 28/2024), che incentivano le aggregazioni con sgravi contributivi. Nel piano industriale della newco emerge un dato di sfondo preoccupante: in dodici anni il settore delle telecomunicazioni ha perso il 35% del proprio valore, oltre 15 miliardi di euro bruciati, con pesanti ricadute sulle attività di customer care.

I lavoratori: “Stiamo per essere scaricati. Non siamo sacrificabili”

Ma la svolta non piace ai dipendenti. In tutta Italia sono coinvolti 1.589 lavoratori di Telecontact, di cui 360 a Roma, che confluiranno insieme a 1.787 addetti di Gruppo Distribuzione: un maxi-polo da oltre 3.300 persone.

La reazione è durissima. «Non vogliamo essere trasferiti in una società che vive di commesse – denunciano i lavoratori –. Rischiamo di perdere stabilità e diritti. L’età media sfiora i 50 anni: non è accettabile essere esposti all’incertezza a questa età». Preoccupa soprattutto il passaggio da attività “in house” a lavoro per un outsourcer. «Oggi operiamo per Tim, domani per un’altra azienda: tutto da verificare. È una mossa speculativa», accusa un addetto.

Sindacati sul piede di guerra: “Mossa sconsiderata, solo taglio dei costi”

La posizione dei sindacati confederali è netta. Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil parlano di operazione “sconsiderata”, finalizzata unicamente a ridurre il personale in carico a Tim, nonostante il colosso abbia registrato ricavi per 10 miliardi nei primi nove mesi dell’anno.

«Il gruppo – spiegano – cede un’intera azienda a una nuova società che continuerà a lavorare per Tim stessa. Nella migliore delle ipotesi nulla cambierà, ma senza certezze sulle tutele». Le organizzazioni ricordano che il settore TLC ha una lunga storia di esternalizzazioni del customer care con esiti giudicati negativi «dalla prassi e dai tribunali». Secondo i sindacati, dopo la cessione della rete ci si sarebbe aspettati un percorso inverso: più reinternalizzazioni, non ulteriori spin-off.

Scioperi a oltranza e presidi: “Serve un intervento del Governo”

Lo scontro è ormai aperto. Oggi 17 novembre i lavoratori hanno incrociato le braccia per un’intera giornata, manifestando sotto la sede di Poste Italiane, azionista di Tim. Dal 18 novembre al 16 dicembre scatta uno sciopero “a scacchiera”: due ore al giorno per i full time, ridotte per i part time. Previsti anche presidi davanti alle Prefetture e agli enti locali. Fistel Cisl ha scelto il Mimit, ritenuto il ministero che deve verificare la correttezza dell’intero processo.

La richiesta è una sola: ritirare la procedura di conferimento del ramo d’azienda e mantenere Telecontact dentro il perimetro Tim.

DNA rassicura: “Posti garantiti”. Ma la tensione resta altissima

La nuova società si dice convinta della solidità del progetto: un polo nazionale da oltre 4.000 addetti, con un patrimonio netto stimato in 12 milioni e forti investimenti su digitalizzazione, intelligenza artificiale e servizi avanzati. DNA assicura tutele integrali: «Diritti, retribuzioni e contratti restano invariati per i 3.300 lavoratori coinvolti, compresi i 1.591 di Telecontact».

Ma tra i dipendenti prevale la paura. E il timore, sempre più concreto, che l’operazione segni un nuovo capitolo nella crisi strutturale del settore: un altro pezzo di attività “core” che esce da Tim, lasciando migliaia di persone sospese in una nuova incertezza occupazionale.