Diciotto anni fà la morte di Gabriele Sandri: una ferita ancora aperta nella memoria collettiva
A Roma, alle ore 19, una Santa Messa di suffragio nella Chiesa di San Pio X
ROMA – Era l’11 novembre del 2007 quando l’Italia si svegliò sconvolta da una notizia destinata a lasciare un segno profondo nella coscienza del Paese: la morte di Gabriele Sandri, giovane deejay romano e tifoso laziale, ucciso da un colpo d’arma da fuoco esploso da un agente della Polizia Stradale nell’area di servizio di Badia al Pino, lungo l’autostrada A1, nei pressi di Arezzo.
Sandri, 26 anni, stava viaggiando con alcuni amici verso Milano per seguire la sua squadra del cuore, la Lazio, impegnata quella domenica in una partita contro l’Inter. Una tragedia improvvisa, assurda, che scosse non solo il mondo del calcio ma l’intera opinione pubblica italiana.
L’agente Luigi Spaccarotella, autore dello sparo, venne in seguito condannato in via definitiva per omicidio volontario. Tuttavia, al di là dell’esito giudiziario, quella domenica rimase impressa nella memoria collettiva come il giorno in cui un ragazzo perse la vita in circostanze che avrebbero potuto e dovuto essere evitate.
Oggi, a diciotto anni da quel drammatico 11 novembre, amici, familiari, tifosi e semplici cittadini si ritroveranno per ricordare Gabriele “Gabbo” Sandri con una Santa Messa di suffragio che sarà celebrata alle ore 19 presso la Chiesa di San Pio X a Roma.
Come ogni anno, la ricorrenza diventa un momento di memoria e riflessione, non solo per onorare la figura di un giovane la cui vita fu spezzata troppo presto, ma anche per ribadire l’importanza del rispetto, della responsabilità e della giustizia.
Il nome di Gabriele Sandri continua a vivere attraverso le iniziative della Fondazione a lui intitolata, nata per promuovere valori di solidarietà, sportività e impegno civile, e per ricordare che il dolore di quella mattina non deve mai trasformarsi in odio, ma in un monito contro ogni forma di violenza.
> “Gabbo vive nel cuore di chi non dimentica” — recita ogni anno lo striscione che accompagna le cerimonie commemorative. Un messaggio semplice, ma potente: perché, a distanza di quasi due decenni, la memoria di Gabriele Sandri resta viva, come il bisogno di verità e di pace che la sua storia continua a evocare.