È tornato, puntuale come ogni autunno, l’incubo delle cimici. Nel comprensorio che unisce le province di L’Aquila, Rieti e Roma, sono ormai ovunque: sui balconi, nei giardini, attaccate alle finestre, nascoste tra i panni stesi o infilate negli infissi delle abitazioni. «Spuntano da ogni dove», lamentano i residenti, alle prese con una vera e propria invasione, anomala rispetto agli anni precedenti.
Le cimici, in particolare la cimice asiatica (Halyomorpha halys), sono insetti appartenenti alla famiglia dei Pentatomidae. Originarie dell’Asia orientale, sono arrivate in Italia all’inizio degli anni Duemila e si sono rapidamente diffuse grazie alla loro straordinaria capacità di adattamento. Hanno un corpo a forma di scudo, di colore bruno-grigiastro, e un odore molto sgradevole che rilasciano se disturbate — un sistema di difesa che le rende poco gradite in casa.
Durante l’estate, le cimici si moltiplicano nei campi, nutrendosi di frutta, ortaggi e colture agricole, provocando danni notevoli. Con l’arrivo dei primi freddi, però, cercano rifugio negli ambienti caldi, e così si infilano nelle case, nei capannoni e in qualsiasi fessura possano trovare. È in questo periodo, tra settembre e novembre, che le segnalazioni aumentano drasticamente.
Gli agricoltori della zona ne conoscono bene gli effetti devastanti: la cimice asiatica punge i frutti per succhiarne i succhi interni, rendendoli macchiati, deformi e inutilizzabili. Pesche, mele, pere, nocciole e soia sono tra le colture più colpite, con perdite economiche che, negli anni passati, hanno toccato cifre preoccupanti.
Gli esperti invitano però a non allarmarsi, e quindi a non schiacciare le cimici all’interno delle abitazioni, proprio per evitare la diffusione del loro odore pungente. Meglio raccoglierle con carta o aspirapolvere e liberarle all’esterno. Inoltre, si consiglia di sigillare finestre e infissi, installare zanzariere e ridurre gli spazi d’ingresso, soprattutto nelle ore serali.
Negli ultimi anni sono stati introdotti anche metodi biologici di contenimento, come l’impiego della vespa samurai (Trissolcus japonicus), un piccolo insetto parassitoide che depone le uova dentro quelle della cimice asiatica, impedendone la proliferazione.
L’autunno 2025 si sta dunque rivelando uno dei più intensi per quanto riguarda la presenza di cimici nel territorio delle tre province. Una convivenza fastidiosa, ma inevitabile, almeno fino a quando non arriveranno i primi freddi veri a ridurne drasticamente il numero.
Nel frattempo, cittadini e agricoltori non possono far altro che convivere con questi piccoli ospiti indesiderati, simbolo — seppur molesto — di un ecosistema che cambia e si adatta, anche a causa del clima sempre più mite e delle alterazioni ambientali degli ultimi anni.