CINETO ROMANO RM – Cineto Romano ha vissuto un momento storico e commovente: il ritorno simbolico adesso nella sua terra natale di Alfredo Ottati, nato il 7 giugno 1890 da Pietro Ottati e Annamaria Ciucci. La famiglia materna gestiva l’osteria di Ferrata, in località La Spiaggia, mentre il padre proveniva da Subiaco. Il giovane Alfredo, chiamato in memoria del cugino prematuramente scomparso, è stato vittima delle vicende belliche della Prima Guerra Mondiale.
Richiamato alle armi il 26 settembre 1915, Ottati prestò servizio nel 1° Reggimento Granatieri di Sardegna. Fatto prigioniero il 31 ottobre 1917 a Flambro, nei pressi di Udine, venne trasferito nel campo di prigionia di Alten Grabow, in Germania, dove morì il 16 gennaio 1918. Inizialmente sepolto nel cimitero di guerra di Cutrai, in Belgio, le sue spoglie furono traslate nel 1925 nel settore italiano del cimitero militare di Houthulst, nelle Fiandre Occidentali.
La cerimonia di accoglienza, a cui ha preso parte il sindaco Massimiliano Liani con la fascia tricolore, ha visto la partecipazione delle autorità civili e militari, delle associazioni locali e dei cittadini. “Da ieri è il figlio di tutti noi, lo abbiamo riportato a Cineto, è tornato finalmente nella sua casa che ha lasciato oltre 100 anni fa”, ha dichiarato il sindaco, ricordando l’emozione provata durante la camera ardente allestita nell’aula consiliare.
La commemorazione ha sottolineato il valore del sacrificio di chi ha donato la propria vita per la pace e la libertà, un messaggio che ha trovato eco negli occhi dei presenti, molti dei quali ricordano ancora gli orrori della guerra. Il sindaco ha ringraziato personalmente tutte le persone e le istituzioni che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento, dalle autorità locali e militari alle associazioni, ai cittadini che hanno partecipato con impegno e dedizione.
Il ritorno di Alfredo Ottati a Cineto Romano non è solo un omaggio alla memoria di un singolo soldato, ma un momento di riflessione collettiva sul valore della pace e sulla necessità di ricordare chi ha sacrificato la vita per le generazioni future.