Indignazione, dolore e delusione: i sentimenti per lo sterminio di Gaza
Nuovi equilibri mondiali si delineano dietro gli ultimi violenti attacchi su Gaza
Il fenomeno “Gaza” non fa altro che sbatterci in faccia una realtà che ci ostiniamo a guardare come se non fossimo partecipi di essa.
La grande impotenza che ogni persona percepisce di fronte allo scempio che sta avvenendo sotto gli occhi di tutti é devastante. É il risultato degli equilibri tra Stati che si sono venuti a formare nel tempo e da come questi ultimi regolano i loro rapporti.
La complessità della geografia politica attuale genera una enorme confusione nel pensiero generale.
Partendo da un passato recente abbiamo visto come con l’avvento della globalizzazione ci sia stata una esplosione dei nazionalismi: la paura di perdere l’identità anche da parte dei più piccoli luoghi, ha scatenato quell’attaccamento alla nazione all’ennesima potenza.
L’elezione di Trump del 2024 sembra davvero aver fatto impazzire il mondo.Nel febbraio scorso in una intervista Paolo Magri, Presidente del comitato scientifico ISPI, ha analizzato la situazione politica internazionale dopo la sua vittoria del nuovo Presidente Statunitense. Nella repressione dei migranti del Messico, il discorso contro il dipartimento di giustizia, che l’aveva indagato gli anni precedenti, le “frasi slogan” secondo le quali il declino dell’America sarebbe giunto al termine con la sua elezione, la citazione sulle alleanze americane che avrebbe teso a cambiare, Magri si domanda se quello di Trump sia un gioco a fare il pazzo per stordire gli avversari, oppure solo strategia. Gli atteggiamenti dell’attuale Presidente degli Stati Uniti destarono, già a ridosso del suo insediamento, stupore, scalpore ed incredulità come se fosse stato un un folle a parlare. Inizialmente si pensava che Trump volesse creare una sorta di “Isolazionismo delle Americhe” parlando del controllo del Canada, di Panama, della Groenlandia e rinominando il golfo del Messico in “Golfo d’America”. Il vaso già pieno inizia a traboccare di follia quando Trump afferma di voler creare una “Gaza riviera del Mediterraneo”, una sorta di Eldorado, con tanto di video riprodotto con l’intelligenza artificiale. Il vaso sbotta di follia pura, lasciando attoniti ed inorriditi gli occhi del mondo, quando inizia a parlare di “clean out” riferito ad una pulizia etnica di due milioni e mezzo di persone.
In mezzo a tanta confusione partendo dalla guerra fra Russia ed Ucraina, quella commerciale fra Cina ed America , l’altra storica tra Israele e Palestina, arriva il nuovo presidente degli Stati Uniti che tenta o finge di smorzare gli animi ma in realtà li accende. Netanyahu prende forza e rilancia il progetto dì sfollamento dei palestinesi e non contento attacca, in quanto Israele deve proteggersi dal nucleare, l’Iran. Tutto ciò senza che nessuno battesse ciglio, anzi il cancelliere tedesco Merz dichiara che Israele si sta sporcando le mani anche per l’Occidente, per una questione commerciale. Ma allora l’Europa non è solo timida, fiuta l’affare di Gaza?
Scoppia ad oggi il malessere generale: che sia di destra che sia di sinistra, di tutti i giovani e non giovani d’Italia, contro il “bagno di sangue”spudorato che lo stato d’ Israele sta facendo sul territorio Palestinese. Indignazione, delusione e dolore, queste sono le caratteristiche del popolo italiano di fronte a tutto questo. Lo Stato che dovrebbe essere espressione del popolo che governa non sembra rispecchiarlo perché Giorgia Meloni rimane dietro le quinte tacita. Stiamo vivendo una delle più grandi tragedie dal secondo dopoguerra, è in atto uno sterminio da parte di un esercito potentissimo a danno di civili inermi, affamati che scappano. Colpisce il silenzio di un governo democratico come il nostro di fronte a tutto questo. Forse la Meloni non sa come barcamenarsi fra : continuare ad essere la protetta dal grande Trump, come fosse il Grande Gadsby, proteggere gli affari economici dell’Italia ed allo stesso tempo proteggere il suo elettorato. Noi come stato portiamo negli ospedali italiani i bambini di Gaza, un grande encomio, ma poi?
Tuttavia l’irrilevanza dell’Europa contro questo disastro mondiale che si sta delineando è ancora più agghiacciante.
I leader europei sembrano degli scolaretti bullizzati dal Presidente degli Stati Uniti. Timide sono le sanzioni che sono avvenute contro Israele, in realtà un solo pacchetto, ed insignificanti, ad oggi il 19º pacchetto, contro Putin che sembra prendere in giro Tramo che sembra accettare la cosa. Oggi l’elemento che vige e rappresenta gli stati è la FORZA, la Russia vuole a tutti i costi l’Ucraina e la invade senza sentire nessuna ragione, Israele addirittura è arrivata a parlare di occupazione di quasi tutta la Cisgiordania, oltre che di Gaza, avendo un rapporto di fratellanza e sentendosi protetto da chi fin’ora le ha fornito le Armi , America in primis, seconda la Germania ed anche solo se per un 1% anche dall’Italia.
A lungo l’Europa ha fatto finta di nulla rispetto questa diatriba tra Israele e Palestina, ora non può più fingere di non vedere perchè rispetto al 7 ottobre 2023, quando Hamas attaccò Israele rivendicando l’uccisione di migliaia di palestinesi nell’attacco alla moschea di Al-Aqsa, i morti e feriti sono arrivati 200mila in poco meno di due anni, un numero elevatissimo rispetto ad un secolo di guerre arabo israeliane che nessuno ad oggi nega. Hamas esiste ed é sempre esistito. Ci si domanda se la nascita reale di uno Stato palestinese possa essere attuata , chiaramente con una gestione di Hamas e la volontà che nasca davvero questo stato.
Ad ogni modo viviamo un’ accelerazione di violenza mai vista dove lo stato di diritto, cui l’Europa ha fondato la sua civiltà , sembra essere silurato chiaramente.
Mentre l’Occidente continua a giocherellare con le sue classiche “guerriglie interne” ci sono potenze che crescono a dismisura come India , Cina; si pensi che il 60% dei brevetti di intelligenza artificiale sono cinesi mentre l’Europa ha solo il 2,5% ed il 18% spetta all’America.
La situazione Europea non è assolutamente rosea in una situazione che sembra vivere sull’orlo della terza guerra mondiale.