Avezzano. Un’ondata di giovani ha invaso pacificamente piazza Risorgimento ad Avezzano questa mattina. Centinaia di studenti provenienti dalle scuole superiori della città e del territorio marsicano hanno manifestato in favore della causa palestinese, aderendo allo sciopero nazionale con un messaggio forte e chiaro: “No alla guerra, sì alla pace”.
Tra bandiere palestinesi sventolate con decisione, volti dipinti con i colori della Palestina e slogan scanditi a gran voce, la protesta ha preso corpo e voce. “Credo che la scuola debba essere spazio di dialogo e pace, la tragedia che colpisce Gaza e la Palestina ci ricorda quanto sia importante promuovere il rispetto e la convivenza, anche nel nostro piccolo” , ha dichiarato Stefano Farina, studente e candidato alla Consulta provinciale, prendendo la parola davanti alla folla di coetanei.
A fare eco alle sue parole anche Francesco Recchia e Giovanni Scalisi, rappresentanti del liceo scientifico Vitruvio Pollione: “È dovere della nostra generazione prendere posizione davanti alle ingiustizie del mondo. Non possiamo restare indifferenti”. “Abbiamo deciso di scendere in piazza per farci sentire”, ha aggiunto Scalisi, “perché questo sciopero nazionale non riguarda solo i lavoratori e gli adulti, ma tutti noi. La scuola deve essere anche coscienza civica”.
“Non è una guerra tra pari, non ci sono due eserciti: c’è un invasore”. Le parole di Recchia.
Dopo il presidio iniziale in piazza, il corteo si è snodato lungo le vie del centro cittadino, attirando l’attenzione di passanti e commercianti. La manifestazione si è svolta in modo ordinato e pacifico, sotto lo sguardo vigile delle forze dell’ordine.
Una mattinata di partecipazione e consapevolezza, quella vissuta oggi ad Avezzano, che conferma quanto anche tra i più giovani sia forte il desiderio di prendere parola e posizione su temi globali, con uno sguardo attento alla giustizia e alla pace.
La protesta indetta dai sindacati di base è “contro il genocidio in Palestina e la fornitura di armi ad Israele” ma anche contro “l’economia di guerra e l’aumento delle spese militari” e “lo sfruttamento sul lavoro”. Lo sciopero, oltre a interessare i settori scolastici, dell’istruzione e della ricerca, coinvolge gran parte del comparto dei trasporti.