COLLEFERRO – È ancora scosso ma determinato il sindaco Pierluigi Sanna, vittima nei giorni scorsi di un’aggressione avvenuta all’interno del municipio e che lo ha costretto al ricovero in ospedale. Dopo i momenti di paura, il primo cittadino ha voluto ringraziare quanti gli hanno espresso solidarietà, trasformando però l’episodio in uno spunto di riflessione più ampio.
«Non voglio soffermarmi sulla mia vicenda personale – ha scritto – ma sulla condizione nazionale dei sindaci, che durante la pandemia erano considerati eroi e oggi sono tornati a essere bersagli dell’odio social e della rabbia reale».
Sanna ha raccontato di aver percepito una grande vicinanza da parte di colleghi, amici e cittadini: «Sto bene anche perché non mi sono sentito solo, ma ho percepito lo stringersi attorno a me di una vastissima rete di affetto e sostegno».
Il sindaco ha poi sottolineato le difficoltà quotidiane che vivono gli amministratori locali: «I sindaci sono la prima interfaccia dello Stato coi cittadini, ma restano senza tutele: niente sicurezza, niente assicurazioni, niente ferie o malattia. Una condizione che riguarda tutti, al di là dei colori politici, e che perdura da anni».
Per Sanna, la vicenda deve essere letta come un segnale: «Siamo la Brigata Catanzaro di questo tempo, ma la nostra passione ci tiene in piedi. Abbiamo scelto questa trincea per combattere diseguaglianze e prepotenze. L’onestà, la legalità e la giustizia sociale restano i nostri stendardi».
Il primo cittadino di Colleferro ha infine rivolto un messaggio di speranza: «Un nuovo senso del dovere sta nascendo dal basso, dalle comunità locali. Chi pensa che i valori siano spenti si sbaglia: covano come brace sotto la cenere e chi proverà a spegnerli si scotterà. In Italia la brava gente è e rimarrà la maggioranza, sindaci in testa».
L’aggressione, intanto, ha riacceso il dibattito sulla sicurezza dei sindaci e sulla necessità di maggiori tutele per chi, ogni giorno, rappresenta il primo presidio dello Stato nei territori.