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La manovra anti-tech nelle scuole: tra divieti, nuove regole e la sfida per i nativi digitali

L’inizio dell’anno scolastico ha portato l’attenzione alla Disposizione Ministeriale n. 3392, firmata dal Ministro Giuseppe Valditara che ha esteso il divieto di utilizzare smartphone e dispositivi elettronici a tutti gli istituti superiori, con l’obiettivo di migliorare la concentrazione degli studenti e favorire le relazioni interpersonali.

La nuova normativa impone che tutti i dispositivi, inclusi smartwatch e cuffie wireless, debbano rimanere spenti per tutta la durata dell’orario scolastico, senza eccezioni, eliminando anche l’uso a fini didattici. Sebbene l’obiettivo sia univoco, la sua applicazione sta generando approcci diversi tra le scuole, con alcuni istituti che adottano linee molto rigide, mentre altri estendono il divieto anche al personale docente e ATA.

La generazione Z, la prima di veri “nativi digitali”, cresciuta con l’uso costante della tecnologia, si trova di fronte a una sfida significativa. Abituati al multitasking digitale e alla ricerca immediata di informazioni e alla socializzazione via social media, i giovani potrebbero percepire la nuova regola come un’imposizione repressiva.

Tuttavia, questa misura potrebbe anche offrire un’occasione per riscoprire un modo di comunicare e socializzare più autentico.

Senza le distrazioni digitali gli studenti potrebbero essere incoraggiati a cercare attivamente il contatto con i propri compagni, guardarsi negli occhi durante una conversazione e ascoltare con maggiore attenzione gli insegnanti, cogliendo le sfumature delle emozioni che vengono trasmesse attraverso la voce. 

Questo cambiamento, sebbene radicale per una generazione abituata alla connettività continua, potrebbe spingere i giovani a sviluppare competenze sociali “tradizionali”, scoprendo un modo di relazionarsi che per molti è del tutto nuovo.