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“Le Petit Sort”: il nuovo libro di Filomena Iovinella è un sortilegio dell’anima

Tornano i battiti dell’anima nei romanzi di Filomena Iovinella, e questa volta pulsano più forti che mai, sintonizzati sul ritmo incantato di Parigi, città simbolo di sogni, di rinascite e di sortilegi.Le Petit Sort. Incantesimo a Parigi” (Pathos Edizioni, 2025) è un’opera viscerale, che si respira e si sente sotto pelle. Sin dalle prime pagine, si avverte la materia viva di cui è fatto il nuovo libro della Iovinella: emozione allo stato puro, vibrante, cruda e poetica insieme. L’autrice ci consegna una storia che brucia, che accarezza e graffia con la stessa intensità, facendo di ogni parola un frammento di anima che si espande. Filomena Iovinella si conferma è maestra del non detto, di quella scrittura che nasce dall’interno, dalle profondità intime dell’essere, e che sa parlare direttamente al cuore del lettore. Il nucleo della storia nasce da un atto istintivo, quasi impulsivo: Inge, protagonista femminile intensa e spigolosa, commissiona per rabbia un libro all’enigmatica scrittrice Raia. È un dispetto, un gesto di sfida verso Andrea, l’amico a cui è legata da un vincolo antico e indissolubile. Eppure, proprio questo libro, lasciato e poi ripreso da Andrea in un tempo dilatato e interiore, si rivelerà uno specchio potente e trasformativo. Un libro che cambia chi lo legge, che svela e al tempo stesso obbliga a vedere. E da lì, tutto si mette in movimento. Andrea e Inge, anime che si rincorrono da sempre, sono al centro di un’amicizia magnetica e tormentata, fatta di attrazioni e respingimenti brucianti. Il loro legame è radicato nell’infanzia, ma ora esplode in uno scontro di identità: due mondi interiori che si confrontano, si sfidano, si feriscono, e infine, si scoprono diversi ma complementari. La vera magia di Le petit sort non è soprannaturale, è umana: la trasformazione che nasce dalla verità e dal riconoscimento dell’altro. Leggendo Le Petit Sort, ci si ritrova coinvolti in una narrazione che prima di ogni cosa chiede partecipazione emotiva, ascolto profondo, desiderio di perdersi nei dettagli, nelle fragilità, nei pensieri più nascosti dei personaggi. Il romanzo è una finestra sull’interiorità, un labirinto emotivo che ci sfida a entrare per poi cambiare la nostra stessa percezione. Lo stile di Iovinella è colto ma mai ostentato: ricco di rimandi musicali, cinematografici, letterari, che accendono il testo di mille sfumature, costruendo un paesaggio narrativo denso e sfaccettato. La narrazione diventa musica, vibrazione, tessuto emotivo in cui perdersi. A tratti lirico, a tratti tagliente, sempre profondamente vivo. Con questo nuovo capitolo, che prosegue il percorso iniziato nei suoi precedenti romanzi. I personaggi sono cresciuti, più consapevoli, ma anche più fragili. E proprio in questa fragilità, nella loro lotta per essere autentici, risiede la potenza del libro. Le Petit Sort è un incantesimo che non si dimentica. È un libro che arde come fuoco nella notte: scalda e insieme brucia, illumina e lascia cicatrici. Una lettura intensa, totalizzante, che richiede presenza, dedizione, e soprattutto cuore. Per chi ha il coraggio di immergersi fino in fondo, sarà un’esperienza trasformativa. Per tutti gli altri, sarà impossibile restare indifferenti. Perché quando Filomena Iovinella scrive, scrive con la pelle. E chi legge, non può che sentirlo.

Intervista all’autrice

Dopo altri romanzi che hanno costruito il tuo universo narrativo, Le petit sort apre una nuova porta, forse inattesa. Cosa ti ha portata fin qui? È vero, una nuova porta! Un nuovo uscio di luce, lungo una camminata solitaria nel buio. Potrei definirtela in questo modo. La mia narrativa parte da me, dalla mia interiorità, ma non essendo io una persona facile, arriva spesso in modo sorprendente, perché mi ostino a cercarmi nei luoghi più impervi ed è così che ho scoperto questa porta di palpitazione febbrile e mi sono lasciata rapire. I luoghi in Le petit sort sono veri e propri specchi interiori dei personaggi. Come hai costruito queste ambientazioni che sembrano fluttuare tra la realtà e proiezione emotiva? E quale significato assume lo spazio nel percorso trasformativo di Andrea e Inge? I luoghi della mia scrittura sono sempre un palmo sospesi nel vuoto, perché spesso la realtà mi sta stretta ed allora provo a staccarmi da essa! Andrea e Inge rappresentano un lungo legame amicale, quasi fraterno, che sfocia nello scontro di due identità differenti, da questo scontro nasce la trasformazione empirica delle loro due vite. Solo attraverso, la difficoltà e il coraggio, si approda a nuovi orizzonti nascosti, qui risiede, lo spazio di crescita di una lunga amicizia. Inge è un personaggio femminile affascinante: provocatrice, vulnerabile. Un personaggio che sembra incarnare la tensione tra ciò che si è e ciò che si desidera essere. Com’è nata e cresciuta Inge nella tua immaginazione? In questo libro è più musa, più doppio o più fantasia del passato? Il personaggio di Inge è stato una sfida, ho creato con lei, una figura femminile molto distante da me, eppure permeata di alternanza emotiva tale, da portare esattamente a quell’interrogativo nella domanda: è difficile scindere spesso ciò che ognuno di noi è o desidera di essere. La riflessione della sua figura leggermente instabile, mi ha educata e spero possa accendere, anche, una lampadina nelle mie lettrici e lettori chiedendosi: Quanto mi sono persa/o nel cercarmi in desideri non in linea con la mia frequenza emotiva? Inge è stata decisamente una mia musa! Il libro dentro il libro: questo manoscritto scritto da una sconosciuta e letto a intermittenza da Andrea è un oggetto narrativo potentissimo. È specchio, trappola, rivelazione. Cosa rappresenta davvero questo libro misterioso per i tuoi personaggi? E per te, mentre lo scrivevi? Il libro intrappolato nel cuore del libro stesso, mi ha portata ad un salto musicale bellissimo, non a caso, si apre citando una frase di Ennio Morricone. È stato potentissimo, confermo! Ed è stato specchio, rivelazione e choc emotivo, da governare, nel ritmo della passione. I miei personaggi sono catturati nella sua stessa trama, che naviga per mondi di magia istintiva, mentre per me, è stata la conferma: che l’animo umano può tutto! Quali sono le domande, più che le risposte, che hai voluto far emergere attraverso questa storia? E in che modo il percorso di Andrea e Inge può parlare a ciascuno di noi? Le domande sono state molte, scavate principalmente in Inge: troppo rabbiosa, a tratti vittima di sé stessa, a volte emarginata e poi al centro dell’attenzione, invece con Andrea la domanda dell’intuizione, quanto la strada nascosta è visibile alla nostra percezione?. Mentre c’è una sola risposta effettiva, legata ad un ballo della fantasia, che riporta al solo grande professore: la voce interiore! Sono personaggi identificativi, credo e mi auguro, per molti, tanti di noi e poi chi non ha mai avuto un’amica/o speciale? Se dovessi raccontarti come autrice che parole useresti? E ci lasci tre chiavi per entrare davvero nei tuoi libri? Spietata, avventurosa, ricercatrice. Il linguaggio è manovrabile a più velocità ed è così che si consumano i tre termini che ho usato per descrivermi. Le chiavi per entrare nei miei libri sono: la prima chiave è la lentezza nella lettura, per lasciare emergere il tempo del cuore. La seconda chiave l’attenzione, per trovarci la sperimentazione del sé e la mia ricerca di consapevolezza, che ogni volta tento, di lasciar cadere lungo la narrativa. La terza chiave la passione per arrivare fino in fondo e sorridere di quel finale che si è atteso e sofferto insieme a me! E ti saluto, lasciandoti un’ultima chiave magica, quella delle porte che si apriranno in fututo…