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“Sono Johan e vado a nord”: un cammino di rinascita, alla ricerca dell’essenziale

Nel romanzo di Enrico Nicolò, un viaggio a piedi diventa ascesi interiore, ricerca di senso e atto d’amore. Un inno alla lentezza, alla bontà, al coraggio di perdersi per ritrovarsi

In un’epoca dominata dall’individualismo, dalla velocità dei sentimenti, dalla vanità delle relazioni, si pone come un grido nel deserto il romanzo “Sono Johan e vado a nord” (Palombi Editori, 2024), di Enrico Nicolò. Una storia toccante, profonda e piena di spunti di riflessione sulla vita, sul richiamo interiore a domandarci chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando. Un romanzo che restituisce al lettore uno squarcio di silenzio soave, di spiritualità concreta, di umanità contagiosa.

“Sono Johan e vado a nord” è la storia di un uomo di mezza età dal passato doloroso e solitario, che un giorno decide lasciare le sue radici, il suo mare, le sue abitudini per intraprendere un viaggio a piedi che lo condurrà dalla Svezia al nord della Scandinavia, verso la tundra del Mar Glaciale Artico, in Norvegia. Con uno zaino sulle spalle, con dentro un po’ di viveri, dei vestiti, la sua Bibbia, un taccuino per scrivere, intraprende un cammino con una destinazione geografica ma soprattutto interiore, alla ricerca di sé stesso.

Il racconto è ambientato nella seconda metà dell’Ottocento e inizia in medias res, ovvero quando Johan, ormai presa la sua decisione, guardando per l’ultima volta il suo mare, decide di andare via. Non sappiamo perché, lo scopriremo lungo il corso della lettura. All’inizio sappiamo soltanto che Johan, per qualche motivo, ha deciso di lasciare la sua vecchia vita e partire. E noi con lui.

Sarà un viaggio intenso, doloroso, affascinante, lento e solitario, pieno di imprevisti e pericoli, fede e speranza, momenti di gioia ma anche di sconforto, un po’ come è la vita stessa, di cui il viaggio è la metafora per eccellenza.

Johan vuole assaporare tutto di questo lungo cammino verso il nord, sapendo che può contare solo su di sé ma che sovente dovrà chiedere aiuto e affidarsi agli altri, perché costretto a causa della pioggia o della stagione fredda che gli imporrà di fermarsi. Ed è proprio grazie all’incontro con l’altro che scoprirà sempre più a fondo il suo universo interiore, conoscendo persone e storie che costituiranno preziose riflessioni sulla vita, e riempiranno il suo cuore di una gioia rinnovata e autentica.

In cambio di vitto e alloggio presso ostelli, case di contadini, di pescatori, famiglie umili o benestanti, anche Johan potrà mettere a disposizione dell’altro le sue virtù. E così verrà fuori, pagina dopo pagina, in modo sorprendente, la sua bontà d’animo che, ad un certo punto della storia, diventerà la vera protagonista. Johan è un buono, un puro, un uomo che dà tutto sé stesso in modo incondizionato, per il semplice desiderio di fare del bene. La sua bontà deriva, forse, dal fatto che in passato ha sofferto molto (il perché lo scoprirà il lettore leggendo il libro) e per questo vuole restituire – agli altri quanto a sé stesso – ciò che non ha avuto la possibilità ricevere: amore, fiducia, comprensione, rispetto.

Per certi aspetti, Johan ricorda il principe Myškin dell’“Idiota” di Dostoevskij: entrambi sono figure solitarie, liminari, emarginate non per difetto, ma per eccesso di umanità. Come Myškin, Johan è un uomo mite, incapace di malizia, che attraversa il mondo senza possederlo, donando senza pretendere, amando senza confessarlo.

A questo proposito, una delle vette più alte del romanzo di Enrico Nicolò si consuma quando Johan incontra Greta, uno dei personaggi più delicati e struggenti. Di lei si innamora perdutamente, ma farà di tutto per non farglielo capire. Il suo proposito più urgente è quello di aiutarla a risollevarsi dalla sua condizione di giovane donna, muta, vedova e con un figlio da crescere. E non chiede altro in cambio, solo il suo bene.

D’altro canto, per lei Johan è come un angelo terrestre. È così che lo percepisce, come anche altri personaggi: come qualcuno che è venuto da lontano per aiutare e fare del bene. Per poi andare via in punta di piedi, senza fare rumore, ma lasciando dietro di sé una scia di bontà che scalda il cuore e diventa contagiosa.

Fare il bene fa bene. E Johan lo sperimenta prima di tutto sugli altri, vedendo con i propri occhi i benefici del suo operato. Ma anche su sé stesso, perché per lui mettersi al servizio è un grande atto d’amore. Un cammino a volte tortuoso ma pieno di luce che diventa, giorno dopo giorno, simile a un’ascesi.

Il suo viaggio da sud verso il nord della Scandinavia si configura, dunque, come una straordinaria parabola esistenziale che richiama i grandi cammini interiori della letteratura di tutti i tempi: l’Ulisse dantesco che si spinge oltre le colonne d’Ercole per “seguir virtute e canoscenza”, ma anche il Leopardi dello “Zibaldone”, per il quale l’infelicità umana nasce dalla frattura tra desiderio e realtà, e la natura resta matrigna. Johan, al contrario, trova nella natura non una matrigna, ma una madre severa e accogliente: la tundra artica, che vuole raggiungere a tutti i costi, diventa il suo luogo d’elezione, simbolo di quella pace che solo il distacco dal mondo può concedere.

Johan, in questo, è un nuovo Siddhartha, che attraverso un lungo percorso interiore, trova finalmente la propria dimensione nel contatto con la natura, quando vedrà davanti a sé il panorama mozzafiato di una tundra deserta e sconfinata. Una dimensione di calma estrema che lo chiama e lo invita a restare, perché è nel silenzio della contemplazione che può ascoltare la voce della propria anima, che anela a Dio.

Johan, lungo il suo viaggio ricco di esperienze inedite e coinvolgenti, sempre medita e legge la Bibbia, in particolare i Salmi. Essi sono per lui non solo consolazione, ma guida etica e poetica e costituiscono il metronomo del suo cammino. L’uso della Sacra Scrittura non è mai didascalico, ma profondamente umano e concreto: Johan non predica, ma medita, prega, vive.

Appunta le sue riflessioni sul suo inseparabile taccuino, che risuonano come delle massime dal sapore antico, perle di saggezza per vivere con rettitudine e dignità, gentilezza e onestà, magnanimità e umiltà. Sono questi i grandi temi che attraversano il romanzo di Enrico Nicolò, che riesce a raccontare con un linguaggio sobrio ed elegante, tridimensionale e psicologico la bellezza di una vita che punta all’essenziale. Un linguaggio profondo, capace di mettere in scena, con grande maestria, i conflitti dell’animo umano.

Nel corso del suo viaggio, Johan incontra decine di figure secondarie che, pur nella brevità della loro apparizione, sono tratteggiate con intensità quasi verghiana. Come il Verga dei “Malavoglia”, Enrico Nicolò usa il dettaglio fisico e l’ambiente per restituire il carattere morale e psicologico dei personaggi. Ma a differenza del pessimismo verista, Johan porta sempre un seme di bontà e speranza nelle vite che sfiora e che osserva accuratamente. È un angelo terrestre, un benefattore silenzioso che si accontenta del poco, purché essenziale. Johan, come un moderno San Francesco, si spoglia di tutto ciò che è superfluo per vivere la vita nella sua essenza, nella sua verità. Ma questa consapevolezza non può realizzarsi se non attraverso un profondo e sincero scavo interiore.

Chi è, dunque, Johan? È tutti noi. Siamo tutti Johan quando cerchiamo il bandolo della matassa della nostra vita, quando ricomponiamo un puzzle i cui pezzi sono sparpagliati ovunque, quando sentiamo una voce che grida dentro di noi e un giorno finalmente decidiamo di ascoltarla. Johan parla il linguaggio dell’anima: è un personaggio dal respiro universale, in cui tutti noi possiamo riconoscerci.

“Sono Johan e vado a nord” è un romanzo che sfida il lettore contemporaneo con la sua accuratezza stilistica, la sua lentezza, la sua profondità, il suo imperativo interiore. E nella bellezza dell’essenzialità — nello zaino minimale di Johan come nella prosa priva di orpelli — si cela la sua forza più autentica: un invito a camminare leggeri, a praticare il bene senza interessi, a cercare nel silenzio quella verità che si nasconde nel cuore di ognuno di noi.

 

Titolo: “Sono Johan e vado a nord”

Autore: Enrico Nicolò

Editore: Palombi Editori

Anno edizione: 2024

Pagine: 215

Prezzo: 18 Euro

 

“Sono Johan e vado a nord” (Palombi Editori, 2024) è disponibile sul sito della casa editrice, su internet o preordinandolo in tutte le librerie.