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Le aquae salutari nell’antichità, conferenza al Museo Lanciani di Guidonia

Il Museo Civico Archeologico “Rodolfo Lanciani” di Guidonia Montecelio, con il patrocino di Acque Albule – Le Terme di Roma, invita alla conferenza con video-proiezione

 

le aquae salutari nell’antichità

Impianti termali dall’Etruria al Lazio meridionale

con particolare riguardo alle Acque Albule

a cura di

Marina Sapelli, Valentina Cipollari, Zaccaria Mari

Sabato 10 maggio 2025 – ore 16.00

Terme di Roma-Acque Albule – Sala al piano primo

Via Tiburtina Valeria, km 22,77 – Tivoli Terme (Rm)

 

Fonti letterarie e archeologiche documentano l’intenso sfruttamento a scopo salutistico di aquae calidae e frigidae nel Lazio, eguagliate solo da quelle del litorale flegreo, sin da età protostorico-arcaica, tuttavia monumentali impianti termali furono costruiti solo nel periodo romano, quando si specializzarono le pratiche di crenopino-balneo-lutoterapia (a mezzo di bevande, bagni e fanghi), strutturate in un percorso che prevedeva anche culti alle Lymphae/Nymphae e a divinità iatriche come Esculapio, Igia, Apollo medico. Famose erano le terme in Etruria, ove numerose sono le sorgenti minerali dovute a fenomeni di vulcanesimo secondario, come le Aquae Apollinares novae veteres (Vicarello e Stigliano), Caeretanae (Cerveteri), Tauri (c.d. Terme Taurine a Civitavecchia, forse collegate alla villa che l’imperatore Traiano fece costruire quando progettò il porto), ma anche il Lazio meridionale, con le Aquae Neptuniae (Terracina) e Vescinae (Castelforte – Minturno), e centrale non sfiguravano. In quest’ultimo erano assai rinomate le fredde Aquae Cutiliae in area sabina (Cittaducale).

Una stazione termale molto nota si trovava nel territorio di Tibur (Tivoli): la statio ad Aquas Albulas, registrata persino nella più importante rappresentazione cartografica dell’Impero Romano (la Tabula Peutingeriana – IV sec. d.C.), al XVI miglio da Roma, lungo la via Tiburtina. Ricerche topografiche del secolo scorso e scavi recenti per l’ampliamento della statale moderna presso Setteville hanno puntualmente riscostruito il tracciato romano, dal quale si diramavano i percorsi secondari per arrivare alle terme. Le sulfuree Aquae Albulae, celebrate dai maggiori medici dell’antichità, identificabili con i laghetti delle Colonnelle e delle Isole Natanti, erano raggiunte dai pastori transumanti già nell’età del Bronzo per disinfestare gli animali dai parassiti. L’uso idroterapico fu avviato nel II sec. a.C., ma il primo balneum, sicuramente a carattere pubblico, sorse in epoca augustea (lo stesso Augusto lo frequentò per curarsi i reumatismi), enormemente ampliato circa un secolo dopo sotto Adriano. Alle piscine direttamente sul lago si affiancavano hospitalia per la vasta clientela. La sorgente Albula venne divinizzata, come rivelano le epigrafi poste in seguito a guarigioni, tra cui anche quella in versi del destriero Samis, che era stato ferito da un cinghiale. Presso le Albulae fu relegata nel 272 d.C. l’ex regina di Palmira, Zenobia, dalla quale deriva il nome di lago della Regina con cui è attualmente più conosciuto quello delle Isole Natanti. La Possessio Sufuratarum è ancora ricordata nel periodo di Costantino.