Tra ispirazione e introspezione: l’autrice romana Daniela Alampi racconta il suo romanzo “Il soffitto capovolto”
Buongiorno Daniela, ci racconti qualcosa su di lei e come è nato il suo legame profondo con la scrittura.
Buongiorno, io mi definisco una persona schiva, poco incline alle manifestazioni dirette delle emozioni; forse per questo sono stata attratta presto dal fascino della parola scritta, dapprima con la lettura, in seguito provando a imitare gli autori che mi piaceva leggere. Devo ammettere che i miei gusti letterari si sono modificati nel tempo sia nella letteratura dove sono passata dagli autori russi a letture di maggiore evasione. Resto invece fedele ai fumetti, primo fra tutti Topolino, che ancora mi diverto a disegnare. Il mio primo racconto l’ho scritto da bambina, durante un viaggio in treno: un racconto horror tracciato a stampatello su fogli a quadretti. Il primo romanzo pubblicato, Senso vietato, è la rivisitazione di una storia scritta negli anni del liceo.
Nel suo ultimo romanzo Il soffitto capovolto, il protagonista Dario affronta una lotta interna tra la sua identità e le aspettative degli altri. Cosa l’ha ispirata a trattare un tema così universale e, al contempo, così intimo?
Il soffitto capovolto, Daniela Alampi, LuoghInteriori 2024.
Io faccio il medico, sono anestesista-rianimatrice, e da che ho memoria ho sempre voluto fare questo. Mi piace il mio lavoro ma, come Dario, ammetto che ci sono momenti nei quali il bagaglio emotivo legato alla mia professione diventa piuttosto pesante. Il soffitto capovolto è il mio libro più intimista, quello nel quale mi espongo in modo diretto descrivendo molte situazioni che mi appartengono o che mi sono appartenute. Siamo sempre in equilibrio fra ciò che sentiamo di essere e quello che gli altri vedono in noi.
Il titolo Il soffitto capovolto sembra suggerire un ribaltamento della percezione della realtà. In che modo questo concetto di “capovolgimento” si riflette nel percorso interiore dei protagonisti e nelle loro trasformazioni?
Il titolo si rifà al cambio di prospettiva che ci dà il passaggio dalla posizione in piedi a quella sdraiata. In particolar modo alla sensazione che questo passaggio regala ad Alice. Lei, abituata a camminare guardando davanti a sé oppure per terra, e in questo mi riconosco, si stupisce di camminare (trasportata da altri su una barella) guardando in su. Ed è come perdere il contatto con la realtà alla quale si è abituati, vedere un cielo finto che ci spiazza privandoci dei nostri abituali punti di riferimento.
Alice gioca un ruolo fondamentale nell’evoluzione di Dario. Come ha narrato il loro rapporto e quale valore attribuisce alla connessione tra i due personaggi?
I due personaggi sono interconnessi, rappresentano il mio io narrante in versione maschile e femminile. Non possono esistere da soli. L’idea iniziale del libro era quella di descrivere l’esperienza connessa a un intervento chirurgico da parte di un paziente che è anche un professionista sanitario, il famoso cambio di prospettiva. Scrivendo ho pensato di arricchire la storia inserendo un alter ego che potesse anche dare un taglio più leggero.
Come interpreta il cambiamento nelle dinamiche sociali e culturali del nostro tempo? Crede che i personaggi di Il soffitto capovolto possano rispecchiare, in qualche modo, le sfide e le trasformazioni che stiamo vivendo oggi come società?
Credo che il ruolo delle professioni ‘classiche’ di un tempo, quello che generazionalmente è il mio, sia tramontato. Ci si reinventa per una serie di motivi e non sempre per scelta. Ma sono cambiati i rapporti, il modo di fare informazione; è aumentato il pensiero critico con le dovute eccezioni e le ovvie ricadute positive e negative. Essere medico non è più un’acquisizione di prestigio e status quo; è un lavoro difficile, di responsabilità e, troppo spesso, demotivante. Ma i sentimenti restano gli stessi.
Il viaggio di Dario non è solo geografico ma profondamente simbolico. In che modo la dimensione del “ritorno” alle origini diventa anche occasione per guardare avanti?
Io sono un’appassionata di rompicapo e quando perdo la strada torno all’ultimo passaggio chiaro per ricominciare. E’ il solo modo per recuperare quei dettagli che aiutano a comporre il quadro generale. Dario fa un viaggio nel passato meno recente con la speranza di alleviare il suo senso di inadeguatezza.
Nel libro si esplora anche il potere terapeutico della scrittura e dell’arte. Ci dica qualcosa di più in merito, e quanto crede nel ruolo curativo della narrazione, non solo per i personaggi, ma anche per i lettori?
Nel corso degli anni ho avuto modo di apprezzare il potere terapeutico della scrittura, una forma d’arte che riesce a coinvolgere tutti i sensi e che non ha bisogno di ‘cultura’ per affermarsi. Scrivere è come parlare a sé stessi, fermare i pensieri e, in qualche modo, staccarli da dentro. E leggere ci trasporta altrove quando abbiamo voglia di separarci da qualcosa che ci fa stare male. Almeno per me è così.
Nel corso della sua carriera ha sperimentato con diversi generi letterari. Come si approccia a queste varianti stilistiche e quali cambiamenti apporta al suo processo creativo quando si cimenta in un genere diverso dal precedente?
Non inseguo un genere letterario, mi piace narrare storie. Per me stessa e per gli altri. Quando le racconto a voce mi adeguo al pubblico che ho davanti, bambini, amici, colleghi. Le ripeto con particolari diversi perchè li scordo fra una narrazione e l’altra. Quando scrivo lascio andare la fantasia che predilige il mio lato oscuro sempre allerta qualunque sia il mio umore. E’ evidente nella raccolta di racconti ‘Il passeggero oscuro‘ e in ‘Come ammazzare il primo amore‘. Più ripiegati su sè stessi, e che mi hanno impegnato malinconicamente Il soffitto capovolto e il prossimo in uscita, Nel nome di Iago.
Biografia dell’autrice
Daniela Alampi vive e lavora a Roma. Dopo la laurea in Medicina si è specializzata in Anestesia e Rianimazione. Ha studiato Criminologia e Scienza della comunicazione non verbale. È ricercatrice all’Università “La Sapienza” di Roma. Nel 2012 il suo esordio nella narrativa con la raccolta Ritagli di storie, cui sono seguiti Coriandoli e il suo primo romanzo, Senso vietato. Con LuoghInteriori a pubblicato nel 2021 la raccolta di racconti Il passeggero oscuro e nel 2023 Il talismano di Zagara. Il soffitto capovolto (2024) è il suo ultimo romanzo.