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Rileggere Mishima. Il saggio di Antonio Picarazzi

Tivoli – È stato presentato ieri, nello Spazio Fotografico di Tivoli, il saggio di Antonio Picarazzi Yukio Mishima. Gioventù, bellezza, morte. Tra mito e illusione (Edda edizioni, 2022).

Il libro, suddiviso in tre parti, racconta la vicenda di Mishima, il suo pensiero e le sue opere, a partire da una solida documentazione storiografica e dunque da uno stretto legame tra l’autore in questione e la sua collocazione geo-storica. Scopo di questa impostazione, non solo quella di raccontare compiutamente la storia di quello che è senza dubbio uno dei più rilevanti scrittori del Novecento mondiale, ma anche di disinnescare tutta una serie di paradigmi interpretativi che hanno trasferito in Occidente un’immagine di Mishima distorta o incompleta.

Al lettore occidentale, del resto, Mishima è noto soprattutto per il suo suicidio spettacolare, avvenuto nel 1970, poi per le rivendicazioni ideologiche che ne sono state fatte (tanto da destra quanto da sinistra), in merito al suo rapporto con la tradizione imperiale giapponese e alla sua opposizione al consumismo, alle mode statunitensi penetrate in Giappone dopo il secondo conflitto mondial e.

Il libro di Picarazzi, dunque – sebbene si dichiari in prefazione tagliato secondo la sensibilità personale dell’autore – aiuta a inquadrare con strumenti storiografici e critici più affinati la figura di Mishima, di cui si sottolineano, in particolare, la proiezione delle proprie tragedie personali nella storia (dunque la distorsione soggettiva di quest’ultima), il distacco dalla dimensione partitica e burocratica della politica, la tensione verso il mito e il superamento del reale quotidiano proprio attraverso l’universo semiotico imperiale. Uno scrittore, insomma, di cui risulta urgente una rilettura in termini più oggettivi, che tengano presenti con forza il background culturale in cui si inserisce, e un libro, quello di Picarazzi, che cerca di raggiungere questo obiettivo con dedizione e studio.