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Delitto di Colli; la agghiacciante ricostruzione dei fatti. Un raptus scaturito nel massacro fatale

Avezzano – L’epilogo finale di questa amara vicenda è scaturito nell’arresto per omicidio colposo nei confronti di un 52 enne romeno residente da tempo nel carseolano. Secondo gli inquirenti che ne hanno disposto la traduzione in carcere, la ragazza trentasettenne Iuliana Catalin Bucataru, anch’essa romena,  sarebbe stata  uccisa per gelosia. L’ira dell’uomo, secondo gli inquirenti  sarebbe scattata al culmine di un raptus nervoso. Con la conseguenza che il cranio della ragazza sarebbe stato battuto più volte contro il muro. Fatti avvenuti ove la ragazza operava come badante il 5 novembre scorso in un’abitazione di Colli di Monte Bove, frazione di Carsoli.

L’INCIDENTE. I due avevano avuto un incidente stradale. Erano scesi dalla macchina e si erano recati nella casa  dove lei prestava servizio e dove c’era un anziano disabile. L’uomo arrestato sarebbe entrato  nell’abitazione con la donna e di qui sarebbe iniziato il pesante diverbio.

L’ULTIMA TELEFONATA. Dopo averla massacrata con pugni e colpi contro le pareti e lei sarebbe arrivata una’altra telefonata a cui ha risposto. Dall’altra parte c’era il macedone che lei sentiva. Gli dice: “sto morendo, chi ha fatto del bene andrà in paradiso, chi   ha fatto invece del male si assumerà le responsabilità.  L’assassino avrebbe poi afferrato il telefono dicendo alla persona che era dall’altra parte che non doveva più chiamare. Dopo la violenta aggressione, l’uomo si sarebbe allontanato. L’anziano padrone di casa ha riferito di aver udito il tonfo della caduta chiamando soccorsi, ma senza accorgersi di quanto fosse avvenuto precedentemente.

L’AGONIA. La donna finisce in coma, non può più parlare,  viene ricoverata all’Ospedale  S. Salvatore dell’Aquila dove muore due giorni dopo. Il decesso viene considerato conseguenza di un incidente domestico. In seguito, si presentano ai Carabinieri conoscenti della donna che raccontano sia che avevano visto i due insieme e sia che litigavano.

LE TRACCE DI DNA. Alcuni testimoni li avevano visti accanto all’auto incidentata, nella quale poi verranno trovate tracce del sangue di Iuliana, sull’airbag del lato guidatore.  Testimonianze che mano a mano fanno crollare la versione fornita dall’uomo.  “Una ricostruzione suffragata”, ha sottolineato il pm Cerrato, “da una serie di elementi di prova. Su tutti, le tracce di sangue rinvenute dai militari guidati dal capitano Silvia Gobbini e dagli accertamenti dei  carabinieri di Carsoli e del Ris di Roma  impresse sulla parete lungo le scale dove è stata trovata la donna”. I rilievi effettuati dall’anatomopatologo prof. Cristian D’Ovidio oltre a sostenere l’incompatibilità delle lesioni con una caduta hanno riscontrato anche un’ incompatibilità con l’altezza delle tracce di sangue lungo le scale. Non era possibile fosse stata una caduta.  Al contrario, secondo l’ipotesi accusatoria, la testa della donna sarebbe stata sbattuta contro la parete e uno stipite metallico posto alla base della scala. C’è ora attesa per la linea difensiva che potrebbe apportare altri elementi per il tramite del legale avvocato Paolo Frani, l’uomo comunque ora  è stato rinchiuso nel carcere di Avezzano.

LA SOLIDARIETA’ NELLE INDAGINI.  “C’è stata molta solidarietà e collaborazione da parte dei conoscenti della donna che si sono recati spontaneamente nella stazione dei carabinieri di Carsoli per raccontare quello di cui erano a conoscenza”. Lo ha dichiarato il sostituto procuratore della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Avezzano, Maurizio Maria Cerrato. La ragazza era ben inserita e ben voluta in paese e nessuno credeva all’ipotesi dell’incidente.