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Stazzano Vecchio, lo scheletro di un paese

Palombara Sabina – Potremmo parlare di geografia disumana, in relazione a Stazzano Vecchio, nucleo nei pressi di Palombara Sabina abbandonato completamente nel 1901, a seguito di un sisma. La geografia si disegna, di solito, tracciando la linea degli spazi abitati – arrivando a Stazzano, invece, si cammina in stanze in cui non si dorme più, si riconoscono gli ingressi, i forni, le cantine, che sono però disattivati, diventati bidimensionali dopo l’abbandono. Per chi è abituato, come tutti, a vivere dove ci sono le persone, è difficile riuscire a immaginare un gesto di fuga collettivo, radicale, per cui un intero paese si svuota.

 

Stazzano Nuovo e Stazzano Vecchio esistono quindi in due universi paralleli, e incomunicabili. Rifondando Stazzano a pochi chilometri, gli abitanti del vecchio paese si sono salvati: le notizie in merito sono scarse ma possiamo pensarla, quella nuova, come una zona più protetta dal rischio sismico, più vivibile, allontanata dal proprio guscio precedente, che continua a esistere – senza vivere – in una zona dislocata, inabitabile. Percorrendo la strada da Stazzano a Moricone, distaccandosi a un certo punto dalla statale e scegliendo un percorso non tracciato, allungandosi nelle campagne, si accede a una mappa diversa, dove i simulacri dell’umano si confrontano con ciò che li scaccia, con il dominio vegetale e l’impossibilità di vivere.