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Roviano nella storia, dalla Valeria Vetus a Porta scaramuccia

Redazione – Roviano è un bellissimo ed ordinato borgo localizzato in posizione dominante su una collina ai piedi del monte Sant’Elia, a poco più di  500 metri s.l.m., ed è parte della Città metropolitana di Roma.

E’circondato dalla valle del fiume Aniene e dai Monti Simbruini, e vanta una storia di grande interesse che merita di essere approfondita:  sull’origine della sua denominazione le ipotesi riconducono ad una derivazione dalla famiglia romana dei Rubri, insediata nella zona dopo la sottomissione degli Equi avvenuta nel 304 a. C. A questo popolo italico si devono le fila di mura poligonali localizzate nella zona residenziale denominata “Le Leveta”.

Il territorio di Roviano risulta essere attraversato da diversi acquedotti romani, il più importante dei quali è l’Acqua Marcia, risalente al 144-130 a. C. e fatto costruire da Quinto Marcio Re. Inoltre sono ancora presenti le tracce della strada Valeria Vetus che si inerpicava attraverso i territori di Cineto Romano, Roviano e Riofreddo. Il nucleo storico risale al X secolo. Nell’anno 1000 Roviano è già castellum e dentro le sue mura trovavano rifugio i contadini della zona. Il caratteristico centro storico si sviluppa lungo il colle per la prima espansione su linee concentriche, mentre in una seconda fase da numerose viuzze a raggiera ed è chiuso, a nord-ovest, dalla gotica Porta Scaramuccia  risalente al XIV secolo, abbattuta nel 1878 e ricostruita, d’accordo con il Comune, dal principe Camillo Massimo nel 1880.

Inizialmente appartenuto al Monastero di Santa Scolastica di Subiaco, nel corso dei secoli il feudo fu possesso dei vari rami della famiglia Colonna e, per brevi periodi, anche degli Orsini, dei Barberini (1625), degli Sciarra-Colonna. Risale al 1287 – voluto da Landolfo Colonna – l’approvazione dello Statuto di Roviano, uno dei più antichi del Lazio. I Rovianesi furono molto spesso in contrasto con i baroni proprio a causa delle modifiche arbitrarie degli articoli dello Statuto operate da essi.

Nel 1656 anche Roviano fu colpito dalla peste che si diffuse a macchia di leopardo in tutta Italia. In meno di un mese morirono più di 400 persone.

Il castello, trasformato in Palazzo residenziale, insieme ai numerosi possedimenti, fu acquistato dai Massimo (1872) e poi dai Brancaccio (1902) ed infine dal Comune (1979), così come il “Boschetto” e l’antico frantoio Montano, prospiciente la moderna piazza detta j’Orzéro (derivante daGorziére, così citato in documenti notarili già nel 1625), che attualmente ospita la Biblioteca comunale, il Centro Anziani e la Banda Musicale.

I lavori della ferrovia Roma-Sulmona (1882-1888) produssero una enorme frattura nella società rovianese: numerosi contadini, soprattutto giovani, abbandonarono la misera agricoltura e abbracciarono i mestieri di minatori, manovali, muratori iniziando anche ad emigrare in Europa e nelle Americhe.

Nel 1890, con decreto del presidente Crispi, a Roviano fu assegnato lo stemma civico: “d’azzurro alla colonna toscana d’argento, corona d’oro.