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Emozione e commozione nel ricordo dei 4 dispersi: gli angeli del Velino

Avezzano. “Che sia sempre il sorriso a condurvi sulle vette più alte”. Questa la frase scolpita sulla pietra, dedicata a Gianmarco Degni, Valeria Mella, Tonino Durante e Gianmauro Frabotta, i quattro angeli del Velino e “cercatori di meraviglia” che la Avezzano e Marsica non può e non vuole dimenticare. C’erano tutti: genitori, familiari, amici e parenti dei quattro ragazzi di Avezzano che da oggi verranno ricordati ancora con una pietra nella zona nord della città, rivolta verso il Monte Velino, la montagna che li ha uniti per sempre.

Tante sono state le iniziative per ricordarli, sia pubbliche che private nel rispetto delle famiglie. Famiglie e genitori a cui monsignor Pietro Santoro, Vescovo dei Marsi, ha rivolto parole emozionanti e di profondo sentimento, affinché siano “fieri di questi ragazzi, della fierezza di tutta la Marsica. Dobbiamo pregare affinché ciascuno di noi possa essere degno di quella storia che loro hanno scritto e che ciascuno di noi è chiamato a riscrivere”.

Presenti alla cerimonia il sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, il vescovo Pietro Santoro, l’assessore regionale Guido Liris, consiglieri comunali e i rappresentanti dei soccorritori che hanno partecipato per più di 29 giorni alla ricerca dei quattro ragazzi. E sulla pietra l’immagine di Gianmarco, Valeria, Gian Mauro e Tonino “sulle cime più alte”. A togliere il velo per scoprire il monumento che la città di Avezzano ha voluto regalare loro c’erano i genitori. Un momento emozionante riempito dagli applausi dei presenti che oggi, nel rispetto e amore, erano lì, ancora una volta per non dimenticarli.

“Questo è un giorno importante per la nostra comunità”, ha detto il sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, “anche se ci ricorda una giornata non bella, difficile e distruttiva per tutta la popolazione della Marsica. Lo avevamo pensato da subito, era una promessa, abbiamo aspettato e oggi abbiamo colto questa opportunità. Una grande pietra che rappresenta la montagna, uno spazio importante perché in questa piazzetta, inaugurata e dedicata qualche anno fa al corpo dei vigili del fuoco proprio per ricordare il coraggio degli uomini in divisa che ci mettono tutto il loro cuore e il loro impegno per salvare le vite e per tenere in sicurezza uomini e donne. E abbiamo invitato oggi, oltre ai numerosi consiglieri comunali e assessori che saluto e ringrazio perché ci sono stati vicini come sempre quando si tratta di questioni che vanno in direzione del sentimento e dell’amore per la città”.

“Poi c’è la rappresentanza della protezione civile e di tutte le forze dell’ordine”, ha sottolineato il sindaco, “di tutti coloro che in quei bruttissimi giorni stavano con noi, con voi, vicino e hanno cercato, senza mai perdere la speranza, di ritrovare in vita i nostri ragazzi. Questa giornata l’abbiamo voluta rappresentare oggi, in una domenica che porta due elementi fondamentali: uno a ricordare con il cuore e a pensare che sicuramente, in questo momento, saranno accolti da nostro Signore. E la seconda è quella di avere di nuovo la possibilità di ricordare a questa comunità, a questa città, a questa Marsica la volontà, la solidarietà, tutto ciò che hanno fatto le persone, chiunque esercitava anche attività produttive, i semplici cittadini, i ragazzi, l’apprensione e il dolore di quei giorni. Questo lo vogliamo ricordare per dare quel segno di amore e di legame che ci porterà da oggi e per sempre il ricordo dei fantastici ragazzi e dell’amore che avevano per la montagna”.

Toccante il discorso del vescovo, monsignor Pietro Santoro. “Mi permettete alcune semplici parole che nascono dal cuore e che non nascono da circostanze. Queste morti sono state e sono storie di morti e resurrezione. Ricordiamo tutti, abbiamo atteso, abbiamo sperato, abbiamo pregato, abbiamo accompagnato i soccorsi con trepidazione e con angoscia, e al termine abbiamo affidato al Dio della vita e della storia i nostri ragazzi. I nostri ragazzi morti e risorti nello stesso tempo perché ogni morte è vita, ingresso nella resurrezione. E quando il vostro vescovo vi dice che sono vivi non è un’espressione retorica, perché le loro anime vivono, sono vive ormai non più nel tempo ma nell’eternità. La nostra vita è un cammino verso l’eternità”, ha affermato Santoro, “ci si arriva in maniera naturale, ci si può arrivare con i nostri fratelli e le nostre sorelle in maniera così drammatica. Lo dico ai familiari che danno il senso a questa giornata: perché siamo qui? Per riconsegnare i volti dei nostri ragazzi alla storia della nostra Marsica. Perché questi ragazzi appartengono alla nostra storia. I giorni dell’attesa, durante le celebrazioni, anche oggi va a testimoniare proprio questo: appartengono alla storia della nostra terra, del nostro ambiente, del creato, delle nostre montagne. Alla storia che ciascuno di noi vuole scrivere ogni giorno. Imparando da loro che cosa? Perché loro sono una lezione, drammaticamente sono stati e sono per noi una lezione. Il giorno del funerale, nella mia omelia, tra le altre cose ho detto: ‘sono stati cercatori di meraviglie’. Oggi dico, con lo stesso concetto, che erano e sono stati cercatori di bellezza. Andavano in montagna per questo: e allora questo loro ci danno ancora, ce lo danno ancora anche attraverso la loro morte”.

“La bellezza è soprattutto la cura dell’altro, la bellezza è soprattutto la cura del creato e l’amore che dobbiamo ridarci tra di noi e riversare sulla nostra terra. Allora veramente questa pietra, che li ricorda e guarda il Velino non è una pietra, e su quella pietra c’è il cuore di tutta la Marsica, c’è soprattutto l’invocazione di tutta la Marsica affinché i volti dei nostri ragazzi ci accompagnino in questa vita che vuole e deve essere ricerca di bellezza, di amore, ricerca di tutela, di salvaguardia, in questo pezzo stupendo di creato che Dio ha dato alla nostra vita. I familiari, i genitori, il che il cuore del vescovo li abbraccia in questo momento, a loro dico questo: preghiamo affinché ciascuno di noi possa essere degno di quella storia che loro hanno scritto e che ciascuno di noi è chiamato a riscrivere. Un giorno li rivedremo: è un legame che deve essere duro come questa pietra, ma deve essere forte perché il legame non è legato a circostanze particolari. Dico a familiari e genitori: siate fieri di questi ragazzi, delle fierezza di tutta la Marsica”.

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