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Edo, sette anni fa: come un bambino diventa un gigante

Carsoli – Resta indelebile nella memoria della storia comunitaria il 22 agosto del 2015. Edo vola nell’altra dimensione. La città è sgomenta. Immediatamente il comitato ebbe a sospendere la celebrazione della festa, interpretando il sentimento di tutti. Manca quel sorriso che era parte integrante della vita di ogni giorno, la passione per lo sport, la voglia di vivere spezzata duramente da una malattia inesorabile, combattuta da un bambino con il coraggio di un gigante.

Era ricoverato all’Ospedale Bambino Gesù, dove oggi da quella morte viene alimentata la vita con la “Casa di Edo” e con le molteplici iniziative intraprese dall’Associazione che porta il suo nome e che opera per la solidarietà verso le famiglie che da lontano devono raggiungere la capitale romana per poter curare i bambini colpiti da malattie.

Non c’è piu’ quello spirito libero che vedevamo giocare in piazza, appassionato per il pallone, sempre sudato e sempre pronti i suoi familiari ad asciugargli quel sudore frutto di tanto divertimento.

Ma c’è nella comunità e nei luoghi ove c’è bisogno di una presenza che dall’altra parte si fa sentire. Da allora ad oggi attraverso Edo tante cose sono state realizzate e celebrate e che costituiscono un comune denominatore per tutti, senza divisioni, ma con l’obiettivo di esserci come per EDOmaniSigioca. Una manifestazione unica nel suo genere e che non si sarebbe mai potuta svolgere se non nel coagulo dei grandi valori che Edoardo ha lasciato.

Oggi lo stadio comunale porta il suo nome, quel luogo dove il calcio è protagonista. Le istituzioni, la comunità, supportando la famiglia, ha voluto tenerlo in vita nelle forme consentite a chi resta.

E questo bambino in questi sette anni è diventato il gigante della solidarietà, che ha saputo in questo territorio forse spesso diviso da questioni di varia natura, trovare il giusto anello di congiunzione. Edo riesce a toccare delle “corde” che vibrano e che riescono ad integrare non solo la comunità di Carsoli, ma interi territori diversi tra loro, tante persone che si sentono comunque parte di un qualcosa, di un sistema impercettibile.

Con la sua scomparsa così prematura e dura, Edo porta con sè il mistero di questa vita, così complessa durante tutti i giorni della sua quotidianità, tanto semplice  invece come è nel momento in cui ci si congeda non per nostra volontà, ma probabilmente per un disegno molto piu’ ampio.

Il racconto triste ma intenso del suo immenso coraggio.  Che in quel corpo dilaniato dalla malattia che grava su un bambino è stata la forza che sicuramente nella matura consapevole gravità del decorso, Edo ha voluto lasciare ai suoi cari.

E non è finito li’. Questo è il messaggio di una vita che sulla terra lascia increduli, ancora oggi non se ne trova la ragione. Ma attraverso tanti messaggi ha fatto capire che ci si può ancora essere. Riposa nella cappella di famiglia presso il cimitero di Carsoli, laddove una visita non solo rende onore alle sue spoglie mortali ma che riesce ad alimentare l’anima di chi si ferma, lascia i pensieri fuori e per qualche minuto, gli si rivolge.

Ed è nelle oscurità interiori, nelle sofferenze che la vita riserva, che dall’altra parte e con la fede il piccolo Edo riesce ad infondere della luce. Basta saperla cercare, perchè c’è!

D.I.